ANDREA DEI CASTALDI
LA CESURA
228 pp.  
qzerty/qwerty, 5 
ISBN 978-88-98462-05-6 
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Leonardo Cacciavento, dopo una lunga assenza, torna al paese natale, dove si trova impigliato in una noia burocratica: una firma che deciderà la sorte delle spoglie di un uomo mai conosciuto, suo padre.
Un mistero è il pretesto per restare, in una sorta di sospensione: dalla grande città che ha lasciato, dal paese di una madre senza più memoria, e poi da Trieste, limite in cui mondi diversi si sfiorano e si toccano, dove la verità da troppo tempo attende il disvelamento.
Come svolazzanti «brandelli di carta bruciata», i piani della sua vita si confondono, il ritorno è una fuga, lo stallo un’indagine. A strappi, lungo la ricerca sembrano aver ragione i gridi delle cornacchie, che stridono «Ma che importa?» contro il cielo. Eppure via via Leonardo sente sempre più netta l’importanza di una risposta che tagli la sospensione, ricomponga i passi interrotti sulla mappa.

La cesura è la storia di una ferita aperta e della sua cura, del costante dibattersi tra presente e passato cercando di salvarne le tracce, perché entrambi non siano affidati all’oblio. Tra la seduzione degli idoli e i richiami di nuovi amori, è però anche un diario di frontiera, dedicato al vento e ai confini: a quelli che ci separano dal futuro e a quelli che si devono necessariamente ripercorrere per capire chi siamo.
Il nuovo romanzo di Andrea Dei Castaldi, segnato dalle correnti del destino e illuminato da una prosa autentica e appassionata, è un tributo alla natura umana che non può prescindere dal semplice atto d’amore, qualunque sia la sua forma. Sempre.

Andrea Dei Castaldi vive nel borgo trevigiano di Asolo. Ha pubblicato il racconto Pelle, apparso nel volume Solo a cura di Raffaella Tancredi (Felici, Pisa 2011), e il suo primo romanzo, Finistère, ha inaugurato questa collana per Barta nel 2013.
«Mia madre aveva un negozio di fiori, e da ragazzo le davo una mano portando i mazzi di crisantemi e le piante di erica nel cimitero del paese. Spesso in quelle occasioni mi dilungavo a passeggiare tra le tombe e i loculi, affascinato soprattutto dalle fotografie sbiadite sulle lapidi più vecchie, e dalle storie che mi sussurravano all’orecchio. Credo che La cesura mi abbia trovato allora, quando stavo cominciando a capire quanto bene mi facesse togliere le briglie all’immaginazione, e a scoprire che a volte è sufficiente un volto, un nome, un dettaglio in apparenza trascurabile, per cogliere la miracolosa unicità di ogni vita. Qualcosa che vale sempre la pena raccontare».

Le cose non cambiano; cambiamo (Thoreau).

rece

Un’immagine tratta da una xilografia di Kôshirô Onchi, Il tuffo (1932). Collezione privata.

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