Chloé Cruchaudet / Poco raccomandabile
«Ritengo che la scrittura sia l’elemento principale anche nel fumetto, più che la capacità di fare dei bei disegni: il disegno stesso deve diventare una forma di scrittura che si mette al servizio di quello che si sta raccontando.»
Chloé Cruchaudet, Lo spazio bianco
Vincitore del Prix du public Cultura al Festival d’Angoulême e del Grand prix de la critique de l’ACBD, Poco raccomandabile (Coconino Press 2014) è il secondogenito di Chloé Cruchaudet, sceneggiatrice, illustratrice e colorista francese. Amante delle storie vere (il suo Groenland Manhattan ha vinto il Goscinny nel 2008), quest’intelligente autrice ha saputo ricostruire la vicenda umana di Paul Grappe, soldato, disertore e infine travestito nella Parigi del primo Novecento, sfruttando le molteplici possibilità del fumetto per raccontare una storia controversa, toccante e drammatica. Il suo Mauvais gendre (questo il titolo originale) è un racconto profondo e puntuale, in cui la sensibilità femminile fa da osservatrice ma anche da fenomeno di osservazione, a favore di una storia sentimentale ma violenta, come tutte le storie d’amore e di scoperta.
[tab: Sotto mentite spoglie]
Per fuggire dagli orrori della Prima Guerra Mondiale, il giovane Paul Grappe diserta da caporale tagliandosi il dito indice. Eppure nemmeno l’automutilazione (tra l’altro sospetta) basta a tenerlo lontano dalla trincea; così Paul si trova costretto a scegliere la via della diserzione, vivendo clandestinamente nell’appartamento di Louise, la bella ragazza che ha sposato prima di partire per il fronte. Sfiduciato e depresso, Paul vuole trovare un modo per scappare dalla noia e dai fantasmi degli amici persi sotto le bombe: una sera, con la scusa di scendere a comprare del vino, s’infila i vestiti della moglie e scopre che fingersi donna non è poi tanto male. Inizia qui la sua avventura alla scoperta di un nuovo mondo: privato di ogni connotazione maschile, Paul diventa Suzanne, donna forte e affascinante, vera e propria stella al Bois de Boulogne, meta d’incontri orgiastici per i più spregiudicati libertini di Parigi. La sua è una lotta per la sopravvivenza che a poco a poco prende i contorni di una vera e propria battaglia (talvolta anche inconsapevole) per una sempre più evidente liberazione sessuale, di una ricerca identitaria in un momento storico delicato, in una città magica dove fu tutto possibile. Chloé Cruchaudet, matura disegnatrice lionese, accompagna Paul e Louise, meravigliosi protagonisti di questo fumetto, all’interno del delicato processo di maturazione di coppia, negli interstizi dei suoi cambiamenti e soprattutto nel profondo degli interrogativi talvolta proibiti ricordandoci brillantemente cosa significa amarsi, accettarsi, imparare a conoscersi.
Quello della Cruchaudet è un fumetto scritto e disegnato in un vero e proprio stato di grazia: ispirato al romanzo storico La garçonne et l’assassin di Fabrice Virgili e Danièle Voldman, questo racconto in cui (per scelta) le parole hanno lo stesso identico peso del tratto, è un inno all’amore e al sesso, uno spunto di riflessione sul cammino di liberazione e di apertura all’erotismo in ogni sua forma che ancora oggi ci sembra ben lontano dall’essere realizzato con la stessa inconsapevole verità con cui questi personaggi lo intrapresero. È una vetrina scintillante sulle trame del matrimonio, sulla tolleranza coniugale, sul supporto e sulla comprensione di donne e tra donne, un riconoscimento a quel mutuo soccorso che intercorre tra amanti e tra pari.
[tab: Invito al colore]
«Ho utilizzato il colore in maniera non realista ma simbolista. Il rosso, a parte essere il colore del sangue, simboleggia il passaggio della femminilità da Louise a Paul, che finisce per diventare più «donna» della sua stessa sposa. Durante la guerra i cieli sono verdastri, per esprimere il disagio: i colori sono utilizzati per rinforzare i sentimenti e le atmosfere» (da Lo spazio bianco).
Con le sue atmosfere parigine, i suoi nasi a punta e il suo tratto levigato, la Cruchaudet appartiene di diritto allo stile spigoloso e insieme malleabile proprio di una certa ‘mano francese’. Ciò che colpisce in lei è la straordinaria varietà del tratto che spazia dalle precise caratterizzazioni alle linee più dinamiche e libere, che vanno ad accarezzare i movimenti del cuore e dei corpi. I suoi eroi si librano, litigano, si picchiano, si baciano e si rincorrono sullo sfondo di atmosfere grigie e spente, sempre pronti però a trarre da sé o dall’ambiente circostante uno schizzo, un segno rosso – quello della speranza o della violenza, quello della forsennata ricerca della felicità e dell’identità. In una Parigi ancora traumatizzata dalla guerra, queste figure di carta vivono per combattere quei fondali snaturati e umiliati; si tagliano i capelli, si scontrano, si nascondono, si amano. Poco raccomandabile è un fumetto sobrio e pieno di dignità, in cui le tinte – proprio come ha dichiarato la sua autrice – sono utilizzate nella loro sua espressione più squisitamente simbolista, in cui il significato è consegnato al lettore che attraverso il proprio sguardo può mettere del colore anche dove non ce n’è.
Consigliato a chi, almeno una volta nella vita, si è chiesto: «Chi sono?».
Gaia Tarini
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