Michele Tortorici / Due perfetti sconosciuti
«Come ho fatto io ad accettare senza problemi la mia insonnia? Le buone letture, mio caro Raffaele. E la totale mancanza della paura di pensare».
Scritto interamente sotto forma di monologo, Due perfetti sconosciuti di Michele Tortonici (Manni 2013) è la storia di Odetta, ex libraia e affittacamere in una casa in cui «ci sono più cacciavite che posate». Il lettore si divertirà ad ascoltarla (leggerla soltanto sarebbe limitante, in un contesto che è praticamente pronto per il teatro e che si presta quindi all’ascolto) e ad intuire gesti, reazioni e risposte dei sue due uditori: un semplice elettricista e uno studente di Segni pronto a diventare suo pensionante. In questo lungo discorso che finisce naturalmente per diventare (ri)scoperta e racconto del sé, Tortonici accompagna una donna libera nel percorso di rivelazione che non è semplicemente amore per la chiacchiera, ma anche e soprattutto espediente filosofico per una tenera introspezione.
Consigliato a coloro che amano parlare tra sé e sé.
Gaia Tarini
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