Baby blues / Elisa Albert
Innamorarsi spesso è fondamentale. Devi solo lasciare che ti nutra abbastanza senza abbandonarti. Perché spegnere del tutto quella possibilità? Perché uccidere una parte di te? Non lo farà comunque la morte, prima o poi?
A Utrecht, paesino claustrofobico dove le case richiamano il malinconico stile vittoriano, una giovane madre deve fare i conti con la schiacciante depressione post-partum che minaccia di rovinare l’innocente equilibrio dei suoi affetti, spazzando via ciò che è rimasto della ragazza che era. Ma il destino ha ancora qualche carta in pugno, e prende le sembianze di un’ex rockstar, anche lei incinta, trasferitasi nel suo stesso quartiere: Mina Morris, icona libertina tutta sesso e rock&roll ora in declino, e in procinto di affrontare il travaglio da ragazza madre. Ari conosce alla perfezione quell’esperienza, perché in lei è ancora fresco il ricordo ossessivo del cesareo che le hanno praticato per mettere al mondo Walker: un intervento che l’ha cambiata fisicamente e psicologicamente, e che la porta a guardare con disincanto la maternità e ad aggredire il mondo che la circonda, senza riuscire ad assorbirne mai l’affetto per davvero. Tra lei e Mina nasce un’inaspettata amicizia, base imprescindibile perché l’una e l’altra, con tempistiche differenti e assai differenti risorse e motivazioni, imparino a diventare le madri che non si sentono di essere, e che credono di non poter diventare. Ma Baby blues (Marsilio 2017) è soprattutto una storia di donne: donne capaci di scendere a compromessi, perfino i più terribili, per rivendicare il diritto a (re)esistere; una storia di donne complesse, sull’orlo di una crisi di nervi o spezzate, donne mancanti, vacue o infelici che hanno trovato o devono trovare il proprio posto nel mondo, perfezionando la propria personale ricetta per la felicità. Di questo romanzo di Elisa Albert non è affatto basilare il linguaggio (sporco, spietato, altamente giudicante ma anche tenero, sofferente, ed estremamente bisognoso di comprensione), ma il potenziale comunicativo che parla a coloro che non nascono con tutti gli istinti in dotazione, e che devono imparare da zero ciò che la natura non ha donato loro. Un libro che si divora, nella speranza che i personaggi che lo abitano imparino a confessare ciò che nella nostra società resta troppo spesso tacito fino a divenire pericoloso; un libro pieno di speranza, che non scende a compromessi, e che regala uno sguardo illuminato sulla condizione dei genitori di oggi e del passato.
Questo libro è per chi ama ascoltare Ani DiFranco con la testa rivolta al cielo, e per chi cerca ancora il libretto di istruzioni per decifrare i movimenti del proprio cuore.
Voto: •••