Charlie Chaplin / Le comiche Mutual, a cura di Cecilia Cenciarelli
Non si risenta la gente per bene
se non mi adatto a portar le catene
Così cantava Fabrizio De Andrè in una delle sue più belle canzoni, quasi volesse fare un personale omaggio alla maschera che più di tutte si dimostra insofferente alle autorità e alle convenzioni sociali.
Si parla dell’elegante bombetta che con il suo errare fra amore, disgrazie e incomprensione altrui ha segnato gli albori del cinema. Charlot, il Vagabondo: quasi alter-ego e maschera indissolubilmente legata a Charlie Chaplin.
Maschera fin quasi dalle fasce, Chaplin si ritrova già sul palco all’età di cinque anni, fra talento precoce e necessità. Figlio di due commedianti apprende le arti del canto e della recitazione dalla madre. La realtà sociale, spesso misera e cruda, degli attori di varietà di fine Ottocento segna non solo la sua vita, come è naturale, ma anche la sua produzione artistica.
Per poter segnare almeno un abbozzato profilo di questa figura che sveli almeno in parte i suoi multiformi significati e simboli, è necessario apprezzare la parabola del fenomeno Charlot nei suoi intricati e non univoci legami – per tecnica e tematiche- con il teatro, con il cinema muto ( la comparsa del sonoro segna irrimediabilmente la fine del personaggio), con l’autore e, nello stesso tempo, attore.
Il restauro realizzato dalla Cineteca di Bologna delle comiche Mutual (12 corti: Charlie Chaplin, Le comiche Mutual, a cura di Cecilia Cenciarelli 2013, Cineteca di Bologna) non rappresenta solo un’opera di ricostruzione qualitativa della pellicola, ma primo obbiettivo sembra essere un’azione di restituzione culturale di una parte dell’opera di Charlot.
Cecilia Cenciarelli, curatrice del volume che accompagna il dvd, conduce lo spettatore nel processo evolutivo che ha portato la commedia slapstick del periodo Keystone/Essanay (1914/1915), vicina più alle forme del music-hall inglese e del canovaccio improvvisato, ad approdare ad un cinema differente, che si tinge di un pathos sconosciuto ma perfettamente integrato con la comicità, grazie al quale vengono superate costruzioni schematiche e abbastanza semplici della trama e iniziano a strutturarsi film narrativamente sempre più complessi.
Questo processo evolutivo è graduale: ma sorprende come l’opera di Chaplin non perda d’immediatezza e riesca ad aumentare la portata simbolica e universale dei suoi personaggi e delle sue situazioni, tanto da incontrare un successo di pubblico e di critica sempre più numeroso. In questo processo il periodo Mutual (1916/1917) è uno svincolo fondamentale: Chaplin impone il suo estro affinando e perfezionando le tecniche e gli strumenti del cinema, tanto giovane da essere superato nell’età dallo stesso Charlie, allora ventisettenne.
Il cinema allora , come si sa, è giovane, giovanissimo : l’opera di Chaplin spinge alla riflessione molti intellettuali dell’epoca, americani e stranieri, che si interrogano sulla natura, sulla modalità, sui fini del cinema e sull’eventualità di iscriverlo alle arti.
Alcune antologie critiche sono presentate in fondo al volume : esse ci permettono di esplorare le sensazioni, le opinioni ed i giudizi che le “ Comiche Mutual” hanno generato sin dalla loro prima uscita. Così facendo, Cecilia Cenciarelli ci invita – in modo tanto implicito ma quanto mai evidente – a considerare le numerose prospettive e analisi di una stessa manifestazione artistica che è al contempo paradigmatica e autoritaria e, infine, al confronto con le manifestazioni di genere dei nostri giorni.
Prendendo visione dei 12 film, infatti, è difficile non percepirli come essenziali.
Ognuno di essi, nella sua diversa durata e nel suo personale sviluppo, è capace di suscitare in noi una sensazione di piacere che appartiene solo ai fenomeni che racchiudono in sé e nella loro espressione l’idea ed il senso di una perfezione. Si ha l’impressione di assistere ad uno spettacolo di altissimo livello, che contempla la natura umana nelle sue svariate declinazioni, tanto che è difficile sottrarcisi una volta iniziata la visione.
Impossibile, poi, sarà sottrarsi al confronto con il cinema odierno:
Quanti uomini sono capaci di comunicare in modo così immediato ed espressivo con altri uomini, generando un empatia istantanea e universale?
Nel 1926 René Clair, regista, attore e produttore cinematografico francese, scrisse: «La scienza fece nascere il cinema. La stupidità e la volgarità della peggior specie ne dirigono oggi il destino». Se già all’epoca il Cinema veniva considerato alla deriva, ancor di più oggi è necessario affrancarsi da essa tramite il recupero, la visione e la riappropriazione di opere essenziali, che tanto hanno e avranno da insegnare, vista e considerata la portata immortale del loro contenuto. Per questo, e per la riscoperta di un passato tanto sconosciuto quanto affascinante, il restauro delle Comiche Mutual è un’invitante e fortunata opportunità, per chi fra l’entusiasmo di un momento e il coraggio di una vita , vuole andare nel profondo delle cose.
Nicolò Onnis