Davide Toffolo / Graphic novel is dead
«Così l’età, che mi ha rubato alcune cose – i capelli, per dirne una – me ne ha regalate però delle altre, come l’ironia, che spendo tutta in questo lavoro».
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[tab: Lunga vita alla graphic novel!]
Sembrerebbe un’idea folle quella di far uscire un fumetto dal titolo provocatorio Graphic novel is dead nel momento in cui è proprio uno di loro (unastoria di Gipi) a concorrere inaspettatamente per un premio prestigioso come lo Strega. Eppure Davide Toffolo ha fatto anche questo. Potrà infilarlo nel curriculum delle sue tante imprese, tra le quali spiccano per importanza certamente le sue due carriere – quella di fumettista e di cantante rock, nonostante i suoi quarantanove anni.
La prima avventura cominciava nel 1994 con la fondazione del gruppo punk rock Tre allegri ragazzi morti (insieme a lui anche Enrico Molteni e Luca Masseroni) che ha segnato e continua a segnare la guerresca adolescenza di molti giovani «scapigliati». La seconda, quella del fumetto, molto prima – come racconta in quest’ultimo lavoro – ai tempi della scuola, quando a Davide non interessava del mondo, voleva solo disegnare animali. Tassidermista al museo di storia naturale di Pordenone e con una strana passione per quei corpi investiti sull’asfalto che non di rado fanno parte della campagna italiana, Toffolo ha di fatto imboccato la strada del disegno e del fumetto riproducendo proprio quell’aspetto della natura e dalla sua penna, negli anni, sono usciti animali e ibridi meravigliosi tra cui salamandre, cani, pettirossi e donnole.
«Quando ero bambino sognavo di essere un naturalista. Sognavo di essere Darwin. Poi mi sono caduti i capelli, mi è cresciuta la barba. E il sogno si è quasi avverato».
(continua)
[tab: Nuova (e vecchia) identità]
«La maschera è una specie di super identità. Con la maschera non sono più io». Forse è per via del traguardo dei cinquanta o perché arriva per tutti prima o poi nella vita il momento di guardarsi allo specchio, che Toffolo ha regalato ad una casa editrice importante come la Rizzoli Lizard (Tuono Pettinato, Marjanne Satrapi, Craig Thompson) quest’autobiografia. La prima di uno «scimmione» a cui ultimamente è piaciuto nascondersi dentro una tuta pelosa capace di renderlo all’occorrenza zombie, yeti, orso. In tutti questi casi questo nuovo travestimento ha avuto lo scopo di nasconderne via via le tenerezze e le fragilità che in questo fumetto, tra il serio e il faceto, El Tofo accetta di regalare al lettore.
Graphic novel is dead comincia con una lettera all’editore (e indirettamente al lettore) in cui Toffolo, con calligrafia inconfondibile, invita ad entrare in questa nuova avventura con spirito tanto riflessivo quanto ironico. Per accettarne il sarcasmo e la comicità è lui stesso a pregare il lettore di immaginare, di tanto in tanto, risate fuori campo come quelle delle serie tv. Tutto però è affidato agli occhi – e quindi alla sensibilità: sta a colui che legge indovinare i tempi giusti per ridere, piangere o fermarsi a pensare.
Stabilite le premesse, con questo bagaglio di informazioni sulle spalle, il lettore di questo fumetto verrà a contatto con due personaggi. Il Toffolo maturo, alle prese con duri esercizi di ginnastica per certi tormentosi mal di schiena dovuti all’età, che convive con un inseparabile cresciuto in cattività – Pepito; e il Toffolo «in divenire», dal bambino che è stato all’adulto che è diventato, di cui si spalancano in queste tavole le porte del privato.
(continua)
[tab: Baci alla provincia]
«Non voglio sembrare uno che scappa. Devo tutto al posto dove sono nato. Tutto quello che ho scritto è dentro la mia piccola città».
Ammette di non guardare la televisione da anni e, come una rock star super alternativa, di non aver mai pensato di andarsene da Pordenone – la città di cui cantava in una delle sue canzoni più conosciute. «La mia scrittura», dice, «si interroga ancora sui limiti di un linguaggio – il fumetto – che quando pensi di averlo catturato ha già forme nuove»; un po’ come la vita, che dentro tale struttura viene costretta e insieme accarezzata e nella quale sfilano, uno dopo l’altro, personaggi vecchi e nuovi di una storia che non si guarda soltanto i piedi.
Da quella provincia altrimenti così abietta e desolante El Tofo fa emergere i suoi idoli personali, fantasmi vecchi e nuovi tra cui l’immagine (da lui disegnata in un precedente fumetto dal titolo omonimo) di Pasolini, che diventa qui dentro quasi un confessore schietto e sarcastico. Ma anche la figura del padre che non c’è più, eccellente narratore di barzellette che non manca di rimproverarlo e prenderlo in giro per quella calvizie ormai più che incipiente, per l’aumento di peso, per gli affanni dell’età, rivolgendoglisi ancora come se fosse un ragazzino col sogno della carriera da cantante, quel sogno che per Toffolo ormai è certamente diventato realtà da tempo. E infine gli amici di una vita, gli idoli dell’adolescenza (un gigantesco poster di Andy Kaufman che troneggia nella sua stanza), le figure – solamente in lieve passaggio – degli allegri ragazzi morti che hanno affrontato con lui quest’avventura. E naturalmente le donne, soggetto privilegiato nei suoi fumetti. Donne di ogni colore, forma, dimensione; donne allegre, dai capelli lunghi o corti, schiette, ironiche, romantiche, lunari; con quei sorrisi di sbieco e quegli occhi capaci di parlare, con quella determinazione nello sguardo che nel tratto di Toffolo si è raffinato nel tempo fino a renderle quasi ieratiche e al contempo così umane, tangibili.
I colori sono affidati al fedelissimo Alessandro Baronciani con cui Toffolo lavora da anni: a lui si devono, in qualche modo, i cambi di costume tra una vignetta e l’altra. E nello spazio magico, anche quando le parole mancano e in questa graphic novel come nelle altre si lascia il respiro al tratto, alla linea, al disegno più che al testo, sono i colori a invadere la pagina.
Graphic novel is dead è un fumetto spesso e commovente, dentro al quale il lettore può ritrovare o imparare a conoscere uno dei più importanti disegnatori che vanti il panorama italiano. Per capirne e carpirne i segreti, le rivelazioni, le riflessioni e anche di tanto in tanto intuire ciò che manca e che merita di rimanere pudicamente taciuto. Per compiere, come in certe movimentate canzoni senza tempo, quel viaggio tra l’inevitabile età adulta e l’eterna adolescenza. Per capire che la graphic novel in qualche modo è e rimarrà sempre immortale, una porta da varcare attraverso la quale conoscere il mondo nella maniera più pura e immediata possibile.
Consigliato. Punto.
Gaia Tarini