Roberto Delogu / L’anno di vento e sabbia
«“Il disordine” mi disse quando le chiesi il motivo di quel macello “i difetti, le eccezioni, le cose inutili, rendono la vita imprevedibile. Ogni tanto bisogna fare qualcosa di manifestatamente sbagliato, senza pensarci troppo… così come esce, senza significato né motivo».
Insospettabilmente e (non troppo) distrattamente profondo, L’anno di vento e sabbia (Hacca edizioni, 2013) è incerto e sorprendente quasi quanto il mare di cui racconta: un esperimento di leggerezza e sensibilità in cui Roberto Delogu, cagliaritano classe ’76, è riuscito appieno.
Il suo eroe Gigi, così chiamato perché concepito grazie ad un amore sbocciato in quel fantastico 1970 in cui il Cagliari di Riva vinse il primo e unico scudetto della storia calcistica isolana, è un ragazzino cucito a perfezione sulla figura di un preadolescente sveglio ma tormentato, che fa i conti con il proprio piccolo e silenzioso viaggio d’iniziazione alla vita, mentre nel mondo si scatena il teatro della Storia. Più fragoroso è quello che gli capita: la separazione dei genitori, il trasferimento col padre dentro uno dei casottini del Poetto, osservatorio ideale da cui assistere al teatro di marionette senza fili degli amici, coetanei e adulti (il silenzioso proprietario del chiosco Alfredo, il pugile Piero, la bella insegnante di ballo Linda o Francesca, la biondina che centellina baci).
Questi ed altri personaggi abitano nelle parole di Delogu, dove il mare, il paesaggio, la città – coi suoi ritmi e i suoi respiri – hanno lo stesso peso degli esseri che li attraversano, si fanno testimoni dell’entrata nella vita e nel lavoro di Gigi anche quando, diventato avvocato, scoprirà molti segreti di quel presente mai passato visto dietro la lente liquida e misteriosa del mondo isolano, universo magico e sensuale.
Consigliato agli amanti dei romanzi di formazione che si leggono tutti d’un fiato.
Gaia Tarini