Henry Miller / Il giudizio del cuore
Henry Miller, Il giudizio del cuore. Traduzione di Fiorelsa Iezzi. Marinotti, 2006.
Henry Miller è l’autore dei due Tropici, del Cancro e del Capricorno; è l’autore dei tre […]us, Sex, Plex e Nex; è uno scrittore dotato di prosa trascinante, che indugia nel sordido e nello scurrile e all’improvviso, come dal letame della via del Campo di De André, ne trae un fiore di struggente bellezza e possente poesia. E’ uno scrittore che perfino quando si è ridotto a fare il pennivendolo per un circolo di pornografi (Opus pistorum, l’opera di colui che pesta nel mortaio: rimando sessuale ma anche etimologico al miller, cioè mugnaio) non è stato capace di produrre robaccia. Per Marinotti, nel 2006, è uscita una raccolta di suoi scritti pubblicata in origine nel 1941 e finora inedita in italiano, di cui Stefano Gallerani (in Identificazioni di un critico vitale, da «Alias»), dice giustamente: «Come saggista, l’autore di Tropico del Cancro cercava negli scrittori prediletti conferme al proprio vitalismo: la natura proteiforme di Balzac, la visionarietà di Dostoevskij, la corporeità di Lawrence». Di Miller, semplicemente, andrebbe letto tutto: non tanto per capire il Novecento, delle cui scritture oltre metà Miller possiede quasi ogni seme, quanto piuttosto poiché turba la percezione allargandola e lo fa con le armi della bellezza e della rottura del patto di moralità che ci stringe e, talvolta, soffoca.
Di questo volume la casa editrice Marinotti dice:
Tra i più importanti scrittori del Novecento americano, a volte osannato altre denigrato, mai comunque ignorato, Henry Miller ci consegna qui un insieme di riflessioni che non sono sicuramente inferiori, quanto a valore, alle sue più note opere narrative, unanimemente riconosciute come capolavori.
In questo libro, uscito nel 1941 ed ora tradotto e pubblicato per la prima volta in lingua italiana, tutti i temi sono trattati in un’altalena di toni, umori, atmosfere e visioni che tengono il lettore costantemente in balia della scrittura, sospeso tra le lacrime e la risata, tra l’angoscia e lo stupore.
Vi troviamo riflessioni di sapore filosofico, tributi al mondo dell’arte, dalla scrittura alla pittura, dal cinema alla fotografia, ma anche il tenero racconto dell’amore per una prostituta parigina, esclusivamente carnale ma che proprio nella carnalità si eleva a forma d’amore metafisico, e ancora il violento atto d’accusa alla politica militare americana, i continui rimandi e riferimenti alla politica europea, all’Europa di Hitler e Mussolini, le lucide – e incredibilmente attuali – considerazioni su una civiltà alle soglie della catastrofe mondiale.
Il libro, magistralmente scritto, con stili e cadenze diverse, quasi musicali, può essere letto come un percorso: un percorso, personalissimo, dell’autore che, muovendo da fatti e personaggi della sua epoca, da contenuti esistenziali fondamentali, lascia che sia il suo cuore a giudicare, a parlare per lui, ma che, strada facendo diventa anche il percorso, universale, dell’uomo alla ricerca di se stesso, del senso e della pienezza della vita.
Poetico e struggente, a volte impietoso e severo, è un piccolo scrigno dal quale attingere di tanto in tanto e da assaporare lentamente, a cuore aperto.