Julio Cortázar / Teoria del tunnel
Julio Cortázar, Teoria del tunnel. Traduzione di Marilù Parisi. Cronopio, 2003.
Piccolo gioiello editoriale, e preziosissima tessera del grandioso mosaico rappresentato dalla poliedrica produzione di Julio Cortázar, questo libretto edito qualche anno fa dalla casa editrice napoletana Cronopio (che fin dal nome rivela la sua ammirazione per il geniale scrittore argentino) non può mancare alla collezione di qualsiasi bibliofilo.
Questo saggio giovanile di Cortázar, soprattutto se visto in prospettiva rispetto alle sue opere «maggiori» che ne sono seguite, è una delle più lucide e appassionate dichiarazioni d’amore per la «forma libro», considerato strumento spirituale imprescindibile.
La formula del paradosso, tanto cara a Cortázar, mostra come l’intento iconoclasta delle avanguardie letterarie degli inizi del secolo scorso, volto al superamento del culto del Libro nella sua forma più tradizionale – considerata un limite per le tensioni creative più pure –, abbia contribuito al contrario alla sua consacrazione: «Non esiste letteratura senza libri». Illuminante.
La casa editrice lo presenta così:
Julio Cortázar è stato autore prolifico e visionario. Molte delle tematiche da lui affrontate registrano gli albori di quello che più tardi prenderà il nome di postmoderno. Eppure, ciò che non è noto in Italia, è che sin dagli esordi di Bestiario (1951) Cortázar corredava le sue opere di una puntuale analisi critico-letteraria grazie alla quale è possibile individuare le motivazioni profonde delle sue scelte narrative nonché le linee di sviluppo di un preciso programma poetico-romanzesco, di cui Teoria del tunnel è un prezioso tassello.