Ivan Illich / I fiumi a nord del futuro
Ivan Illich, I fiumi a nord del futuro. Testamento raccolto da David Cayley. A cura e con un saggio di David Cayley. Prefazione di Charles Taylor. Edizione italiana a cura di Milka Ventura Avanzinelli. Quodlibet, 2009.
Per chi desidera avvicinarsi alla complessa figura di Ivan Illich, considerato oggi – non senza un colpevole ritardo – il massimo genio del pensiero economicosociale del Ventesimo secolo, questo volume edito dalla marchigiana Quodlibet, «oggetto libro» splendido sotto ogni punto di vista, è uno strumento davvero prezioso. Questi dialoghi informali con l’amico David Cayley restituiscono intatta la lucidità del pensiero illiciano, e ne smussa gli spigoli più vivi per chi vi si dovesse accostare per la prima volta. Assieme ai temi cari all’autore dei controversi Descolarizzare la società e Nemesi medica, primo teorizzatore in tempi non sospetti della «decrescita felice», in queste pagine la crisi spirituale – prima che economica e sociale – dell’intera civiltà occidentale viene messa a nudo con estrema chiarezza, muovendo a riflessioni oggi più che mai indispensabili.
Ecco il risvolto di copertina:
Questo volume presenta i materiali delle conversazioni di Ivan Illich con David Cayley, negli anni 1997-1999. Nei suoi 22 capitoli, altrettante voci della riflessione illiciana vengono sviscerate dapprima nella forma monologante dell’autotestimonianza, poi in quella dialogica dell’intervista. Ne deriva un resoconto completo e coraggioso anche di ciò che Illich non ha mai trovato l’occasione o la forza di mettere per iscritto, e che ora, sul limitare della vita, egli affida all’amico-interlocutore alla stregua di proprio «testamento».
Gli ormai storici contributi di questo autore straordinario alla critica delle moderne istituzioni, si tratti della scuola o della sanità, del libro o del sesso, acquistano così uno spessore nuovo, conferito loro dalla lunga e coerente esperienza umana qui rievocata, così come da una sottostante meditazione teologica, liturgica, ecclesiologica, in precedenza mai emersa con tanta chiarezza. L’alienazione tecnica e burocratica della vita, che costituisce secondo Illich la cifra di fondo della nostra epoca, rivela qui le sue paradossali radici cristiane, in quel processo di istituzionalizzazione della carità evangelica da cui deriverebbero lo Stato moderno e la coscienza individuale, il dominio tecno-scientifico sulla natura e la guerra planetaria contro la sussistenza, lo smaterializzarsi dell’esperienza, della stessa sensorialità umana e la sussunzione dei soggetti nel meccanismo dei «sistemi».
E tuttavia, a questo desolato scenario di «perdita del mondo e della carne», sovrasta la prospettiva di un imminente disvelamento e ribaltamento: è la speranza «apocalittica» in un tempo al di là del tempo, quei Fiumi a nord del futuro della poesia di Celan verso le cui «acque misteriose e rinfrescanti» la lezione di Illich è guida e segnavia.