Mauro Libertella / Scritto sulla tua terra
Forse, con queste teorie un po’ bislacche, mio padre mi stava dicendo che giocava con il nostro cognome a modo suo, ma che i risultati di quel gioco non erano congelati nel tempo. Dopo la sua morte, perciò, il cognome Libertella torna al punto zero. Spetterà a me inventargli nuovamente un’origine, una narrazione, così da innaffiare tutti i giorni, a modo mio, il libro per la terra.
Sfondare con un calcio la porta dell’esordio, della paura che porta con sé, specie quando si è figli di un grande scrittore (complesso e semisconosciuto), parlando della scomparsa dello scrittore in questione, che è anche e soprattutto, prima di tutto, un padre: Mauro Libertella l’ha fatto.
Scritto sulla tua terra (Caravan Edizioni 2015) è un libro magro e onesto, che affronta con garbo e lucidità il tema della separazione (una tra le più difficili, in questo caso), con quella semplicità che premia – con un inconsueto stato di grazia – un momento amaro della vita intima di ognuno. Qualcuno mi ha preziosamente detto che avrei amato questo libro se mi fossi chiesta cosa, questo libro, avrebbe potuto darmi. Sono felicemente arrivata alla conclusione che la risposta giusta sia semplicemente «niente». Niente, se non il tutto che si nasconde dietro il ritratto puro e sincero di un figlio che si confronta con la figura di un padre scrittore, malinconicamente dedito all’alcolismo ma anche a quella speciale fatalità propria di chiunque abbia avuto una vita colma di felici accidenti, e disposto ad accogliere gli ultimi, anche quando sono decisivi, con sapiente serenità.
Grazie a Mauro e quelli di Caravan, per avermi regalato questo romanzo. E a Patrizio, a cui il mio abbraccio forte e un po’ speciale va in particolar modo in questa fine stagione un po’ pazza, piena di fini e di sorridenti inizi.
Consigliato a tutti i figli che restano figli anche quando i padri non ci sono più.
Gaia Tarini
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