David Machado / Indice medio di felicità
Mateus teneva il gomito sul finestrino, il mento sopra la curva del braccio, gli occhi fissi sul punto più lontano del paesaggio, come se nella sua testa non vi fosse solo un pensiero. È rimasto fermo così a lungo. Io sapevo cosa stava facendo: il giorno prima mi aveva detto che il vero buddhista, seguendo la teoria che è il desiderio a renderci infelici, è colui che riesce a eliminare dal corpo qualsiasi tipo di desiderio. Io gli ho risposto che, d’altra parte, è il desiderio che ci rende umani. Ha ribattuto: Non voglio essere un essere umano. Voglio essere felice.
Dopo aver rapinato una stazione di servizio, Almodôvar è finito in carcere. Ma il suo amico di sempre, Daniel, non si rassegna, e continua a parlargli come se fosse presente, raccontandogli di quel mondo che è sopravvissuto al suo esilio: il figlio Vasco che sta inesorabilmente imboccando la strada della malavita, la moglie Clara che non riesce a ricostruirsi, sempre persa dietro il suo alienante lavoro di infermiera. C’è dell’altro: Daniel è una delle vittime della tremenda crisi economica che ha investito l’Europa e il Portogallo, un paese dove Daniel tenta faticosamente di sopravvivere spedendo curricula e inventandosi un improbabile lavoro come autista e scagnozzo di una famiglia di farmacisti un po’ stralunati. Mentre Marta e i bambini lo aspettano a Viana, Daniel continua indefesso il suo dialogo immaginario con quell’amico lontano: lo ama profondamente ma lo odia per aver abbandonato tutto, specie quel figlio così giovane e così in pericolo, del quale non riesce a non prendersi cura. Il sentimento di soccorso è un tema principale, nel romanzo di David Machado: uno dei suoi personaggi, Xavier – terzo amico della combriccola e artista maledetto sempre in bilico tra la vita e la morte – ha aperto un sito dove la gente possa chiedere aiuto anche a sconosciuti che vivono dall’altra parte del mondo. Un progetto idealista che finisce però per portare una sferzata importante nelle vite di questi personaggi che hanno bisogno di tirare le somme del loro personale indice medio di felicità. È così che Daniel, insieme a Vasco, un improbabile autista di nome Alípio, i suoi figli Flor e Mateus (lei così dolcemente intellettuale e lui col sogno di diventare buddhista a soli nove anni) e Xavier, partono per la Svizzera, per aiutare Doroteia Marques, paraplegica di mezz’età, a raggiungere il fratello ricoverato in un ospedale che lotta tra la vita e la morte. Il viaggio li costringerà, come succede sempre, ad uno scontro-incontro con i veri valori, aiutandoli a scoprire cos’è che ci rende veramente felici e cos’è che ci permette di essere definitivamente, serenamente umani.
Romanzo diesel a tutti gli effetti (bisogna arrivare ben oltre la metà perché il motore si accenda davvero), Indice medio di felicità di David Machado (Neri Pozza 2015) è un libro sul viaggio da portare in viaggio: perfetto per le attese e per le vacanze, è il tipo di romanzo che scorre via lasciando sul palato immaginario del lettore un retrogusto di speranza e di bellezza, da regalare a scatola chiusa agli amici che hanno bisogno di svecchiare, per ritrovare un po’ di luce alla fine del tunnel.
Consigliato a chi fa fatica a preparare la valigia.
Gaia Tarini
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