Alice Socal / Sandro
«L’ironia è fondamentale. La vita è una cosa tragica, ma ci deve essere un’ironia di fondo per sopravvivere».
Dall’Accademia di Belle Arti a Bologna ad Amburgo il passo è meno breve di quel che si pensi. Alice Socal, illustratrice mestrina classe 1986, è approdata nella scuderia di Eris Edizioni nel 2015 con Sandro, fumetto in bianco e nero su un amico immaginario che non se ne vuole andare. A metà tra l’oscurità di Donnie Darko e la malinconia agrodolce di Wes Anderson, Sandro è la storia di una paura senza nome e delle tante forme che possono assumere fantasmi reali o immaginari.
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[tab: Pronto con un abbraccio]
Il 1996 è stato un anno difficile per molti. Pare esserlo anche per Pallas, ragazzino problematico che fatica a socializzare, e che per difendersi da un universo di insoddisfazioni deve ricorrere ad amico immaginario. Il suo si chiama Sandro ed è una specie di animale antropomorfo, a metà strada tra il cane e il coniglio, che col suo abbraccio onnipresente sembra rappresentare il rifugio perfetto per sfuggire a quel mondo di popolarità e successi in cui sono invece immersi gli amici della compagnia di Pallas. Poi c’eri tu, che non mi potevi mai lasciare solo. Dovevi starmi sempre accanto, sempre ad aspettarmi pronto con un abbraccio, ricorderà infatti il ragazzino sfigato sempre bersaglio di una tempesta di meteoriti, che ci appare subito cresciuto dopo un salto di circa dieci anni. Nel 2006 infatti a Pallas sono spuntati baffetti e il suo mestiere è fare il nerd, girovagare in bicicletta, vivere al margine di quel mondo da cui gli altri sono stati tagliati fuori.
Pallas si aggira in città con la lista della spesa, dentro vecchie felpe di gruppi rock. Intorno a lui l’universo sembra sempre più informe, perché è – a tutti gli effetti – una sorta di specchio che riflette il magma insensibile dentro al quale sembra essere precipitato. Il suo vicino di pianerottolo è una figura sorridente ma vacua, con un misero cagnolino al guinzaglio, e la città ha qualcosa di un rifugio postatomico ma con gli alberi, labirinto di isolamento e silenzio. All’interno di questa cornice c’è un protagonista alla vigilia dei suoi ventisei anni, traguardo importante ma che sembra dover trascorrere come sempre in solitudine: s’intuisce soltanto, e con malinconia, tutta la desolazione che è avvenuta nella pagine che mancano: l’abbandono della vita sociale, l’allontanamento dagli amici. E lentamente (forse anche con un po’ di terrore) si capisce perfino che è proprio per via di Sandro che tutto questo è accaduto. Quell’amico invisibile agli altri ma fin troppo presente per chi l’ha creato, che ha seguito Pallas dappertutto tanto da impedirgli di fare le sue esperienze di ragazzo. Da un certo punto di vista sembra essere andata bene così, dall’altra – insieme al disegno – cresce un’esasperazione che si fa effettiva quando Sandro ricompare per festeggiare il compleanno di Pallas, con torta e pasticcini.
[tab: Needle in the hay]
Sandro è una creatura (e una creazione) interessante e controversa: si avvicina e si allontana continuamente dallo stereotipo di amico immaginario, perché la sua natura è tutt’altro che consolante. Delicatamente la Socal illustra una sorta di denuncia a quegli espedienti di sopravvivenza che sono innanzitutto innocenti ma necessari per crescere, comunicando al lettore, però, i pericoli e le derive di quella tendenza alla finzione che rischiano di inquinare senza rimedio anche la vita adulta. La bellezza di questo fumetto sta quindi in questa sottile indecisione tra il drammatico e il tenero, tra i quali il lettore può sentirsi esortato a fare una scelta; e tuttavia, fino alla fine, è evidente che in sé Sandro condensi tanto la croce quanto la salvezza per sopravvivere ad un mondo che si è fatto onnivoro e che fagocita. Sempre a proposito di animali, infatti, la Socal mette in rilievo la figura di un’anatra a tre teste che pubblicizza un corso di self-coaching: seguirlo significa abbandonare lo status di loser, pendere in mano la propria vita e dismettere gli abiti di fantasma cittadino che Pallas indossa da troppo tempo. Nona caso il personaggio della Socal incontrerà quest’anatra in un discount, lì dove perfino il cibo – come le emozioni – è a buon mercato; e la trappola, di nuovo, sta nel decidere cos’è buono e cosa no, compiendo una scelta che minaccia di rinnegare quel confort dato da un passato votato alla fantasia.
L’impulso del Pallas adulto è ovviamente quello di svegliarsi dal sonno. Egli è colui che entra nella tenda, dietro invito di Sandro, che si nasconde e riappare per invitarlo ancora una volta a seguirlo; ma è anche colui che cerca di spiegare (al personaggio ma soprattutto, evidentemente, a se stesso) che quel tempo è finito e che forse è giunto il momento di cambiare. L’incontro con Frank, il migliore amico che dopo tanti anni di silenzio torna per caso a bussare alla porta in veste di fattorino, è uno dei tanti elementi decisivi per cui Pallas sente l’impulso di distruggere quella realtà che lui stesso ha creato. Quand’è che arriva il momento in cui si deve spogliare delle sicurezze? L’itinerario di Pallas attraverso queste scelte è duro, e lo costringe a fare i conti con scelte molto diverse. Questa dicotomia è illustrata alla perfezione dalla Socal, in quel viaggio nell’abisso che sta tra il frequentarlo e il rinnegarlo, tra la fuga e la completa adesione al sogno: in una bellissima vignetta Pallas si infilerà il costume di Sandro, in un ultimo disperato tentativo di capire se la soluzione è quella di abbandonarsi definitivamente alla schiavitù della fantasia o tagliare la corda.
[tab: Con una matita in mano]
Sandro è un fumetto in bianco e nero dove la matita regna sovrana. In certe tavole la Socal fa venire i brividi per quanto riguarda l’utilizzo delle ombre e dei chiaroscuri. Il suo è un disegno solo apparentemente semplice, che predilige le curve, che arrotonda, proprio come sono smussate le pareti del sogno. Sandro è un libro onirico che sta a metà tra l’incubo e il sogno, e per questo si avverte una forte alternanza tra tavole caotiche e tavole ordinate. L’oscillazione tra la geometria e il caos è evidente, ma soprattutto vi è un’atmosfera di pienezza che richiama ad una mente fervida, complessa e disordinata che esce dalla pagina per diventare mondo interiore del suo protagonista.
Piccole citazioni fioriscono nelle tavole della Socal, citazioni lievi che trovano il lettore e lo esortano ad avere un occhio di riguardo per questa piccola storia di persecuzione e d’affetto. Sandro non è il fumetto che sembra, ma è qualcosa di più ricco: un invito a riflettere sul mondo che ci circonda e sui tanti modi di sfuggirgli che abbiamo. Giusti o sbagliati che siano, essi appaiono necessari per sopravvivere in una realtà che si è fatta se possibile più scoraggiante della finzione. Alice Socal è rimasta in equilibrio tra bene e male con una semplice matita in mano.
Questo libro è per chi gira in bicicletta per la città con l’impressione che anche i cespugli abbiano gli occhi, e per gli amici immaginari di tutti quelli che sono stati bambini negli anni Novanta.
Gaia Tarini
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Sono nata a Perugia nel 1989. Scrivo per la Colonna dal 2014, e nel 2011 ho fondato il blog di recensioni letterarie Le ciliegie parlano, insieme a Giorgia Fortunato.