Catherine Lacey / Nessuno scompare davvero
E dove sono finite le nostre voglie? Chi è stato a dargli fuoco? E chi le ha inventate e perché? Lasciami dire che chiunque sia stato ad inventare la voglia, chiunque abbia concepito i desideri, chiunque sia stato il primo ad averne uno e l’abbia attaccato a tutti come una peste rosa shocking, io vorrei fargli presente che non è stato carino da parte sua spargere quella roba per il mondo senza un certificato di garanzia o perlomeno un libretto delle istruzioni che ci spiegasse come gestirla, come conviverci, come interpretare questa cosa che ti può nascere dentro contro la tua stessa volontà, e con ciò intendo il desiderio e la smania che ti scava dentro e l’ombra che lascia dietro di se quando se ne va.
Un buon marito, una bella casa, un lavoro: è tutto quello che basterebbe a chiunque altro per considerarsi felice. Non è così per Elyria, che un giorno, inspiegabilmente, decide di andarsene diretta in Nuova Zelanda, per rompere con una vita perfetta che minaccia di soffocarla. Elyria ha ventotto anni e ha perso una sorella; ha sposato un uomo più grande che non può aiutarla a guarire, perché già provato dalla morte ingombrante di una madre suicida. A lei non resta che fare l’autostop, cercando goffamente ma disperatamente di andarsene da se stessa, di evadere dalla persona che è diventata e che le sembra così estranea, lasciando spazio ad un incontrollato bufalo interiore che adesso sembra volerla fare a pezzi a tutti i costi. Ma Elyria lo sa perfettamente: nessuno scompare davvero; neanche lei, che ci prova in ogni modo, facendo l’autostop, dormendo per strada, vagando da una parte all’altra e lasciando che i pensieri su di sé e sul mondo – sempre lirici, disperati e lucidissimi – l’aiutino almeno a sopravvivere. Nessuno scompare davvero (SUR, 2016) è un romanzo doloroso, che in maniera sottile mette nero su bianco il complicato stato di chi, consapevole o meno, ha a che vedere con un disagio, con una depressione apparentemente inguaribile. In questo libro, che è una coraggiosa dichiarazione di bisogno d’aiuto e d’amore ma anche e soprattutto di solitudine, Catherine Lacey fa affiorare una scrittura liquida come sangue dal naso, che si fa bere e stringe lo stomaco specie verso il finale, quando né lei né la sua protagonista sanno più resistere a quel bufalo spietato che adesso punta verso l’uscita. Un romanzo bellissimo e irrinunciabile.
Consigliato a chi sa tenere tutta una vita in un piccolo zaino e a chi ha chiuso gli occhi almeno una volta cercando di trattenere un istante.
Gaia Tarini
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Sono nata a Perugia nel 1989. Scrivo per la Colonna dal 2014, e nel 2011 ho fondato il blog di recensioni letterarie Le ciliegie parlano, insieme a Giorgia Fortunato.