TITA PRESTINI
L’ULTIMO BALLO DELLA GRANDE MIETITRICE

 

12×19 cm, 420 pp.
brossura cucita con bandelle
qzerty/qwerty, 28
ISBN 978-88-98462-55-1
16 euro

in uscita a fine mese

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Comincia in una gelida notte milanese del febbraio 1956 con la morte di una barbona, «in uno dei tanti angoli sporchi […] del mondo sotterraneo sul quale sono costruite tutte le città», la quarta avventura del commissario Fabio Settembrini, il poliziotto che ama il cioccolato, gira disarmato e non sa perché piace alle donne.
Indagando sull’omicidio di Olinda Pollastri, un tempo nota come Margherita Star, il commissario scopre che le ragioni del delitto affondano in vecchie storie risalenti alla conquista italiana dell’Africa Orientale, intrecciate al saccheggio delle opere d’arte avvenuto durante l’occupazione nazista dell’Italia e agli affari dei nuovi ricchi che hanno costruito troppo rapidamente, e chissà con quali metodi, le proprie fortune nel dopoguerra. Specie a Milano.
Perché nella capitale lombarda, una città in cui «si fa fatica a riconoscersi», in fondo tutto si tiene, tutto è collegato, ma niente è ciò che appare a prima vista e ogni lampo riflesso può nascondere cose diverse: il metallo di una pistola, il luccicare di pietre preziose, il cristallo di un bicchiere di champagne. Oppure un barlume del passato che torna a ferire il commissario, a svegliarne il senso di colpa per essere stato la causa della morte della sua Laura.
E allora forse è il tempo per un ultimo blues con la Grande Mietitrice, in un letto, sotto la luce della luna, o in piedi, contro il cielo terso della Svizzera.

Tita Prestini, giornalista, si è occupato di editoria a Brescia e a Milano. Vive sul lago d’Iseo, scrivendo libri. Con Barta ha pubblicato, oltre a codesta, le prime tre indagini di Settembrini – La doppia morte della compagna Sangalli (2019), con cui ha vinto nel 2020 il premio MicroEditoria di qualità; L’uomo che voleva uccidere il diavolo (2021); Una breve estate lontano dalla polvere (2022) – nonché il romanzo breve La prima legge di Aguirre (2022), in cui ritorna uno dei protagonisti della seconda indagine di Settembrini.


«Ho deciso di scrivere questo libro perché sulle campagne italiane nell’Africa Orientale ci sono state raccontate un sacco di bugie. Nei testi scolastici le informazioni erano sbrigative: qualche data, alcuni nomi di generali e vicerè, e cifre approssimative per raccontare che nelle colonie gli italiani hanno costruito strade, ferrovie, scuole e ospedali, portando da quelle parti un po’ della millenaria civiltà romana. Venivano citate le nostre gesta, ma nessuna parola sui massacri, sull’uso dei gas proibiti dalle convenzioni internazionali e sulla feroce repressione. Abbiamo anche sentito esponenti della Repubblica sostenere che il colonialismo italiano non ha scheletri nell’armadio né stragi sulla coscienza e che non è stato vorace e spietato con le popolazioni civili come quello di altre nazioni. Non è la verità: come tutti i colonialismi anche il nostro è stato violento, crudele e razzista. Leggendo i libri di Angelo Del Boca ho capito quanto fosse falsa la narrazione degli “italiani brava gente”, al di là di rimozioni e amnesie di comodo. Qualcuno ha definito le conquiste di Mussolini “un impero di cartapesta”, ma la storia dimostra che anche un regno da operetta può avere le mani insanguinate e la coscienza sporca».

 

«Meglio un diamante con un difetto che un sasso senza».
Confucio

In copertina: Fabio Magnasciutti, L’ultimo ballo della grande mietitrice. © 2024 Fabio Magnasciutti / Barta.
www.fabiomagnasciutti.com..

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