Corrado Fortuna / Un giorno sarai un posto bellissimo
«(…) quando senti solo la voce di una persona per tanti anni non hai bisogno di guardarla in faccia per sapere se dice la verità, e quando ascolti le confidenze di un uomo in questo modo, impari a ricordarti le parole che dice.»
Arturo Buonocore, trentenne annoiato e attore di fiction poliziesche, ha una speranza: un giorno la sua Palermo si lascerà alle spalle le brutture della mafia e comincerà ad essere un posto bellissimo. Un desiderio pericoloso, soprattutto perché il suo migliore amico d’infanzia altri non è che Lorenzo Riccobono, ragazzo di buona famiglia e figlio di uno dei primi affiliati di Cosa Nostra. Quando dal carcere di Lipanosa dov’è detenuto suo padre arriva una lettera misteriosa, per Lorenzo e Arturo si presenta l’occasione di cercare, da grandi, le risposte alle domande che negli anni 1990 non si potevano neanche pronunciare. Peccato che Lorenzo adesso viva in Francia e abbia deciso di tagliare ogni legame col passato e la città. Per Arturo, invece, che vuole dimenticare un amore finito e riappropriarsi del posto dov’è nato, la lettera sibillina di Salvo Riccobono è il pretesto ideale per intraprendere un viaggio all’insegna di una piccola giustizia personale, che – lungi dallo sconfiggere la bestia nera che strozza la Sicilia – simboleggia una regolazione dei conti necessaria coi grandi misteri irrisolti della gioventù.
Giovane, tenera e ancora tutta in divenire, quella di Corrado Fortuna è la lingua di chi, innamorato della propria terra, oggi può fortunatamente scrivere libri come questi. Seppur non indimenticabile, il suo romanzo d’esordio ha la fortuna di avere dalla sua un ritmo scorrevole, una scrittura empatica. Un giorno sarai un posto bellissimo (Baldini & Castoldi) è una piccola rivincita sul passato in nome di una città martoriata dalla delinquenza, in cui riecheggia l’antica domanda-risposta: Chi è Stato?
Consigliato a chi non ha paura di dire la verità.
Gaia Tarini
Leggetela anche su Le ciliegie parlano