Enrico Berlinguer / Casa per casa, strada per strada
(Parte della locandina della presentazione del libro, avvenuta in una libreria di Milano bella e buona).
Mille anni al mondo, mille ancora
Fabrizio De André, Anime salve
Non si lasciano mai sole le persone che stanno male.
Questo pensava Enrico Berlinguer durante le sue notti prima di dormire, o forse cadeva in lunghi sonni senza sogni.
Nessuno può dirlo. Quello che si può dire, con un minor margine di errore, è che, se non era sordo al dolore degli altri, sicuramente era sordo al proprio.
Non si gira la faccia davanti al dolore, si porge la mano senza dubbi, senza paure, senza tentennamenti.
La mano di Enrico tremava nel freddo di Padova, ma lui volle dare, un’ultima volta, con tutta la forza che aveva, una speranza, una voce al suo popolo.
Il sangue affogava le parole nella sua memoria, conati di vomito percuotevano il suo corpo, le gambe non reggevano più. La morte era venuto a prenderlo proprio durante un comizio. Beffarda, questa signora. Ma lui, così puntuale e rigoroso, questa volta, si fece aspettare.
Non si abbandonano le persone al loro buio, non si lasciano ai loro tormenti.
Lui, con una voce ormai appena udibile, sussurrerà: compagni, lavorate casa per casa, azienda per azienda, strada per strada.
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[tab: Testamento]
E’ da questo testamento, pronunciato fra le prime avvisaglie di un ictus senza pietà, che comincia il libro curato, e in qualche modo «di», Pierpaolo Farina: Casa per casa, strada per strada. La passione, il coraggio, le idee, pubblicato da Melampo.
Definire la politica di Berlinguer e il suo comunismo non è compito da poco. Nelle sue parole e nelle sue idee si intrecciano i tumultuosi anni di piombo, la contrapposizione dei due blocchi nell’infinita guerra fredda, gli intrighi della Democrazia cristiana, il rapimento Moro.
La sua figura assume, perciò, all’interno di queste svariate e sfumate cornici storiche, una densità di significati che, se osservati da vicino, fanno ammutolire.
Così tante parole ed un solo uomo. Il suo pensiero politico, a uno sguardo distratto e frettoloso, potrebbe sembrare ricco di aporie teoriche – come la dicotomia fra capitalismo e libero mercato, non per forza, secondo Enrico Berlinguer, interdipendenti; e invece rivela, ad un’analisi più approfondita, una profonda coesione e coerenza di fondo con un socialismo democratico, pluralistico, fondato sul lavoro, sulla meritocrazia, sulla giustizia.
[tab: L’ultimo Segretario]
Berlinguer non si accontentò di svelare la profonda menzogna del capitalismo Usa, dove il denaro si configura come il mistero della trinità: padre, figlio e spirito santo. Rinnegò anche l’Urss, menzognera terra promessa. Al 60° anniversario della rivoluzione d’Ottobre, davanti a tutti i gerarchi sovietici in pectore, scandì: la democrazia è un valore universale su cui fondare un’originale società socialista. Perché a quelle parole non cadde il palazzo di Inverno, non c’è dato saperlo.
Alla tensione morale dell’ultimo vero Segretario si unisce una lucida mente politica. Comprese che per mutare struttura e sovrastruttura dello Stato italiano era necessario il consenso più ampio possibile, l’unione di tutte le forze democratiche e progressiste, finanche della Dc. Berlinguer credeva in una rivoluzione socialista nella pace e nella democrazia. C’è differenza fra una rivoluzione fatta nel sangue e una rivoluzione fatta con il sangue proprio, dei propri sogni, dei propri giorni. Se in una si combatte qualche mese, per l’altra si combatte incessantemente, tutta la vita, finché non ti tolgono la luce dagli occhi, finché non ti mancano le parole.
Dalle ultime parole del segretario del Pci, Pierpaolo Farina compie tanta strada. Ripercorre i punti salienti del suo operato politico attraverso una rigida divisione in capitoli per i temi fondamentali. Silenziosamente, lascia qualche pennellata di inchiostro che si tinge di un profondo amore per l’esempio di questo uomo, che tradisce il sogno di incontrarlo davvero. Pierpaolo Farina non l’ho incontrò mai, per un banale motivo: il tempo. Farina ha, infatti, 25 anni. Berlinguer è morto trent’anni fa.
La morte, tuttavia, non è l’unico confine per conoscere una persona. Così da Socrate fino a Enrico Berlinguer gli uomini ricercano altre anime, non solo sulla terra, ma anche nella volta infinita. Se anche il cielo è tuo fratello, la solitudine può evaporare.
Matteo Demartis