Eric-Emmanuel Schmitt / La giostra del piacere
«Sai, Nathan, mi piacerebbe non tradirti…»
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Nathan lo guardò commosso.
«Carina questa dichiarazione».
Sorrise alle cocorite con occhi umidi.
«Ecco cosa bisognerebbe dirsi quando ci si sposa. Invece di fare promesse impossibili si dovrebbe formulare questo semplice proposito: “Mi piacerebbe non tradirti”».
Si portò la mano di Tom alla bocca e la baciò.
«Perché al mondo ci si tradisce così tanto, Tom?»
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«La domanda giusta sarebbe: perché ci impegniamo in promesse impossibili? Perché vogliamo negare la natura umana? Perché uomini e donne si sognano diversi da quello che sono?».
«È il senso dell’ideale. Non siamo mica bestie. Almeno non io».
«Confondi il senso dell’ideale con la negazione della biologia. Siamo agitati da pulsioni, non diversamente dai pappagalli e dalle cocorite qui sopra, pulsioni più forti di noi, più numerose di quelle che vorremmo, in direzioni che scelgono loro, non noi. Essere infedeli è naturale, noi però smettiamo di esserlo giurandoci frustrazione».
«Pazienza. Ma mi piacerebbe non tradirti».
«Anche a me, Nathan».
Attorno all’enigmatica Place d’Arezzo a Bruxelles, si danno (ignaro) appuntamento variegati personaggi, legati dall’arrivo comune di una strana lettera su foglio giallo: Questo biglietto solo per dirti che ti amo. Firmato: tu sai chi. Mentre alcuni di loro indagano sul misterioso mittente di questo messaggio d’amore (che accomuna persone anche molto diverse l’una dall’altra), Eric-Emmanuel Schmitt ne approfitta per costruire una cattedrale di sensualità, dove l’erotismo è la chiave per penetrare dentro le pieghe psicologiche di ognuno. Con una scrittura che sa rendersi indispensabile, La giostra del piacere (edizioni e/o, 2014) è un affresco puntuale e corale della perversione, della passione e della natura umana; un libro che si legge d’un fiato e che non abbandona mai sul serio il lettore fino alla fine, nemmeno nelle pause tra una lettura e l’altra. Al suo interno (con)vivono personaggi a tutto tondo che si incaricano in qualche modo di raccontare degli stereotipi umani e del loro modo di vivere e pensare la vita, la sessualità e l’amore. Un romanzo come non ne leggevo da tempo, che si fatica ad abbandonare e nel quale è impossibile ritrovarsi e ritrovare, accompagnati da una prosa scorrevole e accattivante.
Consigliato a tutti coloro che si sono innamorati almeno una volta.
Gaia Tarini