Jincy Willett / Jenny e altri imprevisti
«Ogni volta che un crimine a sfondo sessuale restava irrisolto era stato lui e lui soltanto. L’unico serial killer che abbia mai tormentato tanto la stampa è proprio quest’uomo. È stato l’esecutore sconosciuto della più voluminosa mole di dossier rimasti aperti nei dipartimenti di polizia di tutte le più grandi città del mondo. Suo è stato il caldo sussurro onniscente del cuore della notte, suo il dito che si è mosso sulla carta da parati a fiori per scrivere messaggi di San Valentino col sangue, sue le orme impresse nei calchi di gesso lasciati a sgretolarsi nei magazzini della polizia, sui ripiani delle prove indiziarie. Non c’è busto non riconosciuto, non c’è strazio che scalci e si dimeni avvolto nelle bende, non c’è miserevole resto di corpo seminudo scoperto dai boy scout in un burrone disseminato di rifiuti che non sia stato opera sua. Di lui, che al di là di ogni ragionevole dubbio, era soltanto un essere umano.»
Dovendo ascriverli secondo intuito ad un momento storico preciso, direi che i racconti di Jenny e altri imprevisti urlano a gran voce la loro inconfondibile appartenenza agli anni 1980, momento fondamentale per il genere del racconto breve, che diventò immediatamente la bandiera di una nuova scuola di scrittori ormai ritenuta fondamentale. Quelli di Jincy Willett uscirono nel 1987, e da un anno sono arrivati in Italia grazie a CartaCanta Editore, perché possiamo assorbirne tanto le peculiarità «storiche» quanto la straordinaria attinenza al presente: essi rappresentano un percorso discontinuo ma senz’altro brillante tra lampi di genio e stralci di una malinconia assoluta, dove l’ironia diventa il baricentro ideale attorno al quale volteggiano i personaggi della Willett, borghesi di ieri ma perdenti attualissimi. Un’antologia non comune e a tratti anche impenetrabile, dove l’esibizione di un grande talento viaggia sul doppio binario della mediocrità e della bellezza, in una miscela che arricchisce davvero.
Consigliato ai veri amanti del racconto.
Gaia Tarini
(leggetela anche su Le ciliegie parlano)