Luca Giordano / Qui non crescono i fiori
Salvatore ha dodici anni e nessun amico. Suo padre Mario fa il meccanico, e con lui parla poco: preferisce buttare giù un bicchiere di vino dopo l’altro o guardare la televisione, ipnotizzato dalle donne succinte che gli raccontano il meteo. Damiano vuole partecipare a tutti i costi al Grande Fratello per evadere da un mondo che gli sta stretto. Pietro non ha ancora deciso se svelare a tutti il suo segreto. Poi ci sono i misteri, l’isola riarsa e quasi deserta, un dottore buono e logorroico che ha lasciato Milano, una vecchia pazza che aspetta sempre il marito che forse non farà mai ritorno; e i cani, veri e propri personaggi-cardine di questa storia, vagabondi perseguitati che hanno dimenticato la fiducia nell’uomo e si aggirano come fantasmi tra le rocce e le cascine abbandonate, in cerca di prede o forse di carezze.
Qui non crescono i fiori (ISBN 2013), con cui Luca Giordano ha esordito l’anno scorso, armonizza al meglio queste vite disperate, a servizio di una storia che non vuole cedere alle lusinghe del lieto fine. Con un ritmo fulmineo caratterizzato da periodi presto interrotti e una struttura già cinematografica, questo romanzo «oscuro» torna a parlarci di temi già frequentati -dentro la pagina come sul grande schermo- in una veste che riesce ancora a risultare inedita e trascinante. Bisogna intraprenderne la lettura con la consapevolezza che anche le storie a cui ci si è abituati possano ancora sorprenderci, trasportandoci materialmente dentro universi così lontani e così vicini, che vogliono illuminare un lato oscuro, animale della realtà.
Consigliato agli appassionati di storie «alla Salvatores-Ammaniti».
Gaia Tarini