Miriam Toews / I miei piccoli dispiaceri
«Chiunque nel mondo lottava per trattenere qualcuno.»
«Indomito è il peggio che si possa diventare in una comunità predisposta all’obbedienza», ma Elf, sin da ragazzina, ci riesce e diventa una grande pianista. È una ribelle a tutti gli effetti, vincente giramondo, libertina, amante dei poeti romantici e piena di fantasia, ma soprattutto preda, a scadenze regolari, di spettacolari e ostinati tentativi di suicidio. A proteggerla c’è Yoli, minore di una sgangherata e meravigliosa famiglia mennonita nel Canada degli anni ’80, pazza di lei che ha avuto una vita così ordinata e piena di successi, tanto diversa dalla sua. Yoli è sempre al suo capezzale, per chiederle disperatamente di non abbandonarla; ma al tempo stesso avverte così tanto l’inguaribile malinconia di Elf da arrivare a domandarsi dove si può arrivare, dove ci si può spingere, per rispettare la volontà di quelli che amiamo. I miei piccoli dispiaceri (Marcos y Marcos 2015) è un romanzo che dà i brividi, meraviglioso da ogni punto di vista, capace di stringere il cuore e di condurre senza via d’uscita alle lacrime; pieno di situazioni ed uscite che sporcano la malinconia di una storia votata alla fine con una comicità inattesa e coraggiosa oltre ogni modo. Un gioco di equilibri sensazionale che rende Miriam Toews una scrittrice senza riserve. Questo romanzo, in cui si avverte una partecipazione urgente, è un capolavoro di bellezza e di ironia, di genio e sregolatezza, in cui si parla dell’amore fraterno con una profondità che non risulta mai artefatta. Bellissimo e irripetibile.
Consigliato a tutti i figli unici.
Gaia Tarini
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