Ugo Cornia / Sulle tristezze e i ragionamenti
Ma è una questione che andrebbe discussa a livello nazionale se uno ha o non ha il diritto di tenere le proprie tristezze per sé.
Sono stati Quasi amore e Roma ad avermi iniziato ai romanzi di Ugo Cornia e ad avermene fatto innamorare, nonostante il primo della trilogia (Sulla felicità a oltranza) sembri ormai una perla rara, introvabile in ogni libreria in cui sono stata. Quodlibet, nel 2008, gli ha prestato la voce per Sulle tristezze e i ragionamenti, dove il lettore di Cornia può felicemente (ri)trovare ciò che questo scrittore ha di più geniale: la capacità di osservare e raccontare il reale con una voce intelligente ma fanciullesca, acuta ma quasi ingenua, senza dubbio comica e a tratti perfino malinconica. Tutti questi elementi – inconfondibili nello stile di Cornia che piacerà sempre e comunque ai lettori «alla Nori» – fanno di questo romanzo, come degli altri, un piccolo saggio di meraviglia, in cui si «ragiona […] di questo nostro tempo di trapasso» con profondità ed ironia, armi dichiarate dello scrittore modenese.
Consigliato se si è letto e amato Paolo Nori e se si vuol ancora guardare alle cose «grandi» con un respiro bambino.
Gaia Tarini