Andre Dubus III / L’amore sporco
La sua voce assomigliava al cinguettio di un uccellino che volando è entrato in una galleria buia ma non se n’è ancora reso conto.
L’amore è sporco per Andre Dubus III, sporco nella misura in cui sa farsi violento, disperato, egoista e cieco. Lo sanno i protagonisti di questa serie di quattro lunghi racconti, impigliati in una rete di tradimenti e di sensi di colpa: quei mariti che hanno bisogno di tradire perché la felicità gli va troppo stretta, quelle donne che non sanno godersela neanche dopo una vita d’attesa. In queste storie l’umanità è sottoposta ad un ingrandimento microscopico esasperante, molto di più che in quelle di Dubus Senior: è un ricettacolo di cadute e di fallimenti, ma anche di disperato bisogno di redenzione, di consapevolezza e di perdono. Hanno insomma bisogno di sapere che ce la faranno e che potranno sempre e comunque passarla liscia, i protagonisti di questo libro, e contro ogni merito; il loro compito è quello di costringere il lettore a sopportare la loro discesa, di sfidarlo, di muoverlo all’empatia. Andre Dubus ha imparato la lezione del padre nell’osservazione del lento filamento umano che passa tra le persone, e la sua scrittura è quasi ossessiva nella descrizione morbosa del reale: fin troppo, mi sembra, perché bisogna fare troppo spesso fatica – in una prosa che si apre all’improvviso con parole lucenti (“ha gli occhi azzurro pallido come uova di pettirosso abbandonate alle intemperie”, “i suoi polpacci a forma di cuore rovesciato”) – per estrarne il succo e superare il limite che sta tra l’illustrazione del reale e la storia che contiene. L’amore sporco, pubblicato da Nutrimenti Edizioni nel 2013, è una raccolta per chi non ha paura di fendere quel tipo di scritture che non sanno farsi essenziali, che non scarnificano il nocciolo della vita: si può leggere solo portandosi appresso un cuore nero, immedesimandosi in chi troppo spesso fatica a sentirne il battito.
Questo libro è per tutti gli uccellini ai quali si è aperta la gabbia, e che non hanno saputo volare via.
Gaia Tarini
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Sono nata a Perugia nel 1989. Scrivo per la Colonna dal 2014, e nel 2011 ho fondato il blog di recensioni letterarie Le ciliegie parlano, insieme a Giorgia Fortunato.