Carlos Castán / La cattiva luce
Spezzato il cuore, tutto l’amore esonda.
Dopo la fine di un amore importante, il protagonista di La cattiva luce è un uomo che deve necessariamente ritrovare il proprio baricentro, mettere a posto lì dove la vita ha messo disordine, tirando le somme di una vita dedita al sesso, alla lettura e ai ricordi. La frequentazione con Jacobo, l’amico fidato che ha appena divorziato come lui, è la chiave per ripensare e ripensarsi in un’ottica attuale, coinvolgendo le sfumature del passato, andando a scavare dall’infanzia ad una maturità piena di affetti e accidenti. La cattiva luce è sensazionale nella sua capacità di essere tutto e niente: è prima di ogni altra cosa un romanzo che si parla molto addosso, in modo violento e commovente; per certi versi è un giallo (lo diventa quando il corpo di Jacobo viene trovato riverso in una pozza di sangue nell’andito di casa sua); ma è anche e soprattutto una storia d’amore, l’amore che lega l’uomo non semplicemente alle tante donne variegate che attraversano stupendamente queste pagine, ma quello che tiene incollati agli amici e al proprio passato, e che ci costringe a parlarci dentro e addosso teneramente, tenacemente, pure quando l’oscurità sembra avere la meglio. Con una sublime traduzione dallo spagnolo di Federico Di Vita, La cattiva luce di Carlos Castán (Egg Edizioni 2015) è forse il libro più bello che ho letto quest’anno, travolgente come non mi capitava da tempo, capace di placare la mia sete di bellezza con grande intensità, cosa che spero possa capitare anche a voi.
Consigliato a chi cerca un libro che fermi il respiro.
Gaia Tarini
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