Claire North / Le prime quindici vite di Harry August
Harry August ha un destino inusuale: morire e rinascere sempre nello stesso posto e nello stesso anno, in un circolo vizioso impossibile da spezzare. Una volta afferrato il potenziale di questo bizzarro regalo della vita, ad Harry non resta che tentare di capire il senso dei suoi ritorni, e soprattutto di cercare di cambiare il corso della Storia, combattendo contro il progresso che corre molto più veloce di lui. Romanzo fantascientifico finalista all’Arthur C. Clarke Award di quest’anno, Le prime quindici vite di Harry August di Claire North (NN Editore, 2014) mi ha accattivato con le sue belle premesse e promesse: poteva diventare – e avrei gradito che lo facesse – bello tanto quanto un altro romanzo simile che mi spezzò, due o tre anni fa: La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo, di Audrey Niffenegger. Ma non è successo. Se il mio errore è stato quello di voler rivivere l’emozione che avevo provato leggendo quel primo libro, e pretendere di riavere indietro un nuovo Henry DeTamble, quello della North è stato mescolare troppo le carte, allontanarsi dall’ipotetica vena romantica e malinconica che minacciava di spezzare il cuore del lettore, privilegiando la deriva disturbante e fantascientifica che quasi sempre mi costringe ad un giudizio tiepido e distaccato. Sono colpevole di un pregiudizio su questo genere di romanzi, ma assolutamente convinta che a questo manchi qualcosa, fosse anche solo la capacità di accattivare e di convincere quel lettore che ha bisogno di credere che questo sia davvero “uno dei dieci migliori libri che abbia mai letto”. Peccato.
Gaia Tarini
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