Drago Jančar / Stanotte l’ho vista
Capii che per la sua relazione con Leo e per la pace in famiglia era molto meglio che non avesse visto quelle lettere. Sicuramente ogni lettera finiva, come quella che avevamo letto Fani e io, con le parole: vrati se ljubavi. Era scritto prima in serbo, poi anche in sloveno, Torna amore mio.
Di Veronika Zarnik, la bellissima e giovane borghese di Lubiana che ha amava Beethoven e Berlino, restano i racconti di chi l’ha amata profondamente: la madre che aspetta alla finestra il suo ritorno, un ufficiale jugoslavo che le ha insegnato a cavalcare, l’affezionata domestica, il contadino partigiano forse artefice della sua scomparsa. Veronika ha lasciato in ognuno di questi personaggi una scia complessa, esattamente come lei -, una donna libera e forte, pietosa e affascinante. Quel genere di donna che può cambiare una vita quando la s’incontra; cosa che Veronika fa, volontariamente o meno, con tutti quelli a cui spetta il delicato compito di prendere in consegna il suo ricordo. Dal giorno della sua misteriosa scomparsa insieme al marito Leo, l’interrogativo dei suoi amici, degli amanti e dei familiari è disperatamente connesso alla speranza di saperla ancora in vita, contro ogni ragionevole evidenza: lo sfondo è quello della Guerra del ’45, un palcoscenico arido di pietà, quello in cui si confondono sospetti e terrori. Veronika sopravvive nei sogni e nei ricordi di coloro che sono stati toccati dalla sua delicatezza e dalla sua eccentricità, dal suo portamento conturbante e innocente, dalla sua complessità. Stanotte l’ho vista (Comunicarte Edizioni, 2015) è un romanzo prismatico molto più scuro e violento di quanto non si sospetti, in cui sentimento e dolore si fondono con grande talento. Quello di Drago Jančar è un libro sospeso tra odio e amore, scritto con una lingua piacevole e pulita, che spesso e volentieri sorprende nella sua immediata capacità di illustrare con costanza strappi violenti e tenerezze.
Consigliato a chi sogna di portare un coccodrillo al guinzaglio e a chi vorrebbe disegnare un bosco sulla parete della sua stanza.
Gaia Tarini
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