Fábio Moon & Gabriel Bá / Due fratelli
Trovate la vostra voce, che è importante se volete disegnare e soprattutto raccontate le vostre storie. Trovate le storie che intrattengono voi per primi perché siete voi i vostri migliori avvocati quando la gente guarderà le vostre opere. Prendetevi il vostro tempo a scrivere e disegnare e diventare degli artisti e scrittori migliori, perché ci vuole tempo e dedizione.
Fábio Moon & Gabriel Bá, Staynerd
Ispirato al romanzo di Milton Hatoum pubblicato nel 2000, Due Fratelli è il prodotto di una collaborazione a quattro mani tra Fábio Moon e Gabriel Bá, gemelli come i protagonisti di questa storia di amore e disprezzo ambientata nella Manaus del secondo dopoguerra. Se è vero che tutte le famiglie felici si assomigliano ma che ogni famiglia infelice è felice a suo modo, quello di Halim, Zana, Omar e Yaqub è senz’altro il racconto di un’infelicità, dell’inquietudine di due uomini in preda al bisogno di rinnegare ogni legame, fino alla completa dissipazione del sé. In un Sudamerica colmo di ombre e luci le loro vicende familiari si rincorrono e si scontrano tra tradimenti e speranze, fino all’ultimo disperato tentativo di redenzione.
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[tab: 1, Nati perduti]
Omar e Yaqub sono due gemelli spezzati, perennemente in conflitto, che vivono le atmosfere di un Brasile alla soglia della dissoluzione: la dittatura è alle porte, e il nucleo familiare – concessivo ma duro, intricato eppure così solare – è l’ultimo avamposto per difendersi dalla Storia che avanza. Dall’inghippo della loro infanzia, fatta di giochi e di screzi, Omar e Yaqub sono infatti usciti correndo: ora si odiano, dopo essere stati costretti a separarsi per volere del padre Halim, che li ha voluti distanti per cercare di sopire un astio viscerale senza speranza di tregua. A raccontare la storia, percepita dall’esterno con uno sguardo lucido ma partecipe, è Nael, figlio di Domingas, la bambina orfana che a suo tempo Halim e Zana hanno accolto in casa come una quarta figlia. Nael è un ragazzo che osserva il teatro di una famiglia sempre in cerca di compromessi e allo stesso tempo incapace davvero di accettarne: dalla vita dissoluta di Omar piena di donne sbagliate e loschi affari, all’ostinazione a volte ottusa di Yaqub, che per rinnegare ogni somiglianza ha preferito farsi da sé una grossa cicatrice sul viso con un collo di bottiglia.
Due fratelli è un fumetto giocato solo sui bianchi e sui neri, ma non è difficile immaginarne i colori: quelli del sangue, che sporca un Brasile colorato legato alle tradizioni e al folklore, la paletta del risentimento lorda di ombre e di pioggia. Così, mentre Zana e Halim tentano con disperazione di tenere insieme le fila di una famiglia che appare già compromessa al momento della sua creazione, l’epopea di Omar e Yaqub si dipana come un filo in costante tensione. L’incomprensione, la rabbia, la furia cieca, ma anche l’incapacità di vedere e di vedersi per ciò che si è, di accettare un legame cessando una lotta col passato sono al centro di una storia che minaccia di ingoiare l’ultimo barlume di felicità mai rimasto. “Hanno fatto pace, i miei figli?”, si domanderà Zana in punto di morte: è l’unica domanda che resta, dopo un milione di lotte, ad una madre e una donna che ha speso la sua vita per contrastare le proprie creature. Ma, come ferocemente illustrano Fábio Moon e Gabriel Bá, nessuno le risponde, perché nessuno ha risposte tanto coraggiose. Alcuni dei nostri desideri si realizzano solo negli altri, recita la quarta del libro, ispirandosi al fumetto; gli incubi appartengono a noi stessi.
[tab: 2, Distruggere il passato]
E c’è molto dell’incubo, nei Due fratelli di Moon e Bá, la pena di un conflitto irrisolto ma anche la tenerezza di quel movimento scomposto sempre alla ricerca di un modo per non dannarsi. Omar, dal giovane capace di prendere a pugni i professori che era, prova a dimenticare correndo dietro a troppe donne, compromettendosi per loro, deludendo la madre, la sorella, le fidanzate dell’infanzia; è un provocatore d’esperienza, ma tutto sommato un uomo definitivamente solo. L’asprezza del vuoto cui è sottoposto è percepibile da chiunque lo conosca, a cominciare da Nael che ha il compito di raccontarne il destino. Yaqub è un sordo incapace di sentire e di perdonare, quando il perdono è tutto ciò che occorre, in questo fumetto, perché gli equilibri si riassestino prima della fine. Perdono per la violenza fatta a una ragazza innocente, perdono per aver deluso le aspettative altrui, perdono per aver distrutto, aggredito, disilluso. Perdono per essere scappati. Con intenso amore e profonda cecità, Zana e Halim sono personaggi tutt’altro che secondari in una vicenda prima di tutto familiare, che si gioca tra le mura di casa prima che sul palcoscenico della Storia: impossibile non avere un moto di pietà e di rabbia nel seguire anche il loro innamoramento, la creazione di quella famiglia che nessuno dei due riesce a tenere insieme. Molti se ne andranno senza aver avuto il perdono cercato, ma Nael sa che ogni storia merita di essere raccontata. Se ne incarica mantenendo sempre uno sguardo ricco di comprensione e di obiettività, fino al doloroso epilogo. Doloroso proprio perché, come quasi tutte le storie sulla Terra, la fine non arriva mai senza che qualcosa venga sacrificato.
[tab: 3, Dedizione]
“Il bianco e nero richiede uno sforzo maggiore a chi legge, un contributo più profondo al processo della narrazione, perché il mondo è in effetti a colori, per tutti noi. Decodificare e comprendere visivamente un libro in bianco e nero richiede una dedizione maggiore, ma una volta che essa diviene un fatto l’esperienza narrativa si fa più completa ed emozionante”.
Fábio Moon & Gabriel Bá, Badcomics
Fumetto spigoloso che infila le mani nella tradizione spagnola, Due Fratelli è un meraviglioso tributo al bianco e nero dei grandi classici. La sua sceneggiatura scattante e i suoi dialoghi perfetti, uniti ad una cronaca lirica e puntuale, lo rendono interessante non solo dal punto di vista grafico ma anche da quello narrativo. È una specie di tratto alla Guernica con enormi e sapienti balzi di modernità quello che percorre la storia: Fábio Moon e Gabriel Bá – legati fraternamente dalla stessa energia speculare dei protagonisti dei libro – costringono lo sguardo a non concedersi pause.
Linee aguzze e mobili, capaci di farsi sottili e pulite ma anche di concedersi un tuffo nel nero più profondo restituiscono allo sguardo un’atmosfera carica di tensione eppure capace di grossi slanci sentimentali. Tutto quello che si può chiedere da un fumetto è in quest’esperienza visiva che ancora una volta porta la firma dei sagaci cercatori di gemme della scuderia Bao.
Questo libro è per chi ha imparato a chiedere scusa ma talvolta ancora esce sbattendo la porta. Per chi conosce i sussulti del cuore a discapito dei legami di sangue e per chi è sulla strada del ritorno verso casa.
Gaia Tarini
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Sono nata a Perugia nel 1989. Scrivo per la Colonna dal 2014, e nel 2011 ho fondato il blog di recensioni letterarie Le ciliegie parlano, insieme a Giorgia Fortunato.