Ilaria Gaspari / Etica dell’acquario

Etica dell'acquario, Ilaria Gaspari

Dopo il suicidio di un’amica, Gaia torna a Pisa, dove ha frequentato la Normale, per chiudere i conti con un doloroso passato. Sono trascorsi dieci anni da quando la sua compagnia si è disgregata: Marcello, Matteo, Cecilia e Leonardo sembrano adesso far parte di un momento della sua vita che è svanito per sempre. Negli anni in cui è stata lontana, Gaia ha mandato all’aria un matrimonio e perso un bambino; adesso vive in Svizzera e per riuscire a dare un senso alle sue giornate non trova rimedio migliore che affidarsi a innumerevoli sigarette di marijuana. La morte di Virginia la richiama nella città toscana, dove – amante di Marcello e universitaria senza nerbo – sembra essere stata vittima di un’inconcludente giovinezza. Mentre le indagini proseguono per capire se la scomparsa dell’amica sia un suicidio o un omicidio, Gaia squaderna i propri ricordi, riscoprendosi folle d’amore per Matteo, che – malgrado l’imminente paternità e un matrimonio tutto sommato felice – le è complice in questa ricaduta amoroso-depressiva. Mentre la trama scorre senza rilevanti entusiasmi, Gaia si troverà a fare i conti con una sé stessa ben diversa da quella che tutti conoscono, portando in superficie ricordi e verità che sembrano in attesa di un ultimo colpo di scena.
Monumento alla vacuità di rara perfezione, Etica dell’acquario (Voland, 2015) è un esordio i cui tanti riconoscimenti mi preoccupano e stupiscono non poco. La scrittura di Ilaria Gaspari infatti è inutilmente bella quanto la bidimensionale protagonista del libro, e sembra perdersi dietro un fraseggio (solo apparentemente) impeccabile che non ha però poi reale spessore, colmo di motivi ripetitivi, refrain linguistici, metafore svilenti e dialoghi improbabili. Il titolo del romanzo, pretenzioso quanto l’umore che lo percorre, è [forse?] di maldestra ispirazione salingeriana, ma di quella purezza e di quella bellezza qui non sembra essere rimasta traccia. Tanto rumore per nulla quello che circonda i personaggi della Gaspari, figure piatte che si muovono in uno scenario altrettanto anonimo ed esangue, la cui banalità è forse la caratteristica migliore che gli si possa attribuire. Dalle giovani promesse del nostro panorama letterario voglio sperare, e spero, di poter ottenere di più.

Gaia Tarini
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Sono nata a Perugia nel 1989. Scrivo per la Colonna dal 2014, e nel 2011 ho fondato il blog di recensioni letterarie Le ciliegie parlano, insieme a Giorgia Fortunato.

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