Joan Didion / L’anno del pensiero magico
Non credevo nella resurrezione della carne, ma credevo ancora che, date le ingiuste circostanze, lui sarebbe tornato. Lui che prima di morire aveva lasciato le deboli tracce, la matita numero tre.
Una donna spezzata dalla perdita improvvisa del marito e dalla malattia irreversibile della figlia si mette a scrivere per esorcizzare il senso di disorientamento per quei cordogli inaccettabili, e il suo tentativo diventa un libro. Ho sempre molto sentito parlare di Joan Didion e della sua prosa coraggiosa, quella di chi ha conosciuto l’inferno e in qualche modo, attraverso la scrittura, ha tentato di uscirne, e L’anno del pensiero magico – l’opera scaturita da quel bisogno di mettere in fila un ragionamento dopo l’altro per trovare una ragione e ricominciare – è stato il romanzo che ho scelto per incontrarla. Forse il suo più duro, quello in cui la Didion si presenta tanto spoglia da ammettere, senza giri di parole, che gli addii non sono una materia semplice, specie quando arrivano all’improvviso. Quest’opera (pubblicata da Il Saggiatore nel 2006) ha a tratti l’andamento e lo spirito di un saggio; eppure non è un vademecum per trovare una giustificazione al dolore (anche se lo sembra, anche se forse si illude di esserlo), ma la fotografia di una donna attraversata da grosse tragedie, una donna che, nel frattempo, è stata e continua ad essere anche un’artista che nel suo talento ha dovuto trovare il segreto per aggrapparsi alla vita, sfruttando le infinite risorse della parola scritta. Non leggetelo se non siete pronti a comprendere quanto lontano ci possono portare le separazioni: la Didion è una maestra involontaria dell’arte di andare avanti, che nel suo libro si costruisce tramite le infinite informazioni mediche e scientifiche disperatamente in cerca di un motivo. Un’ottima prova di coraggio e di speranza, baciata dalla scrittura profonda e asciutta di un’autentica sopravvissuta.
Grazie ad Annalena Benini che con questo meraviglioso articolo uscito sul Foglio mi ha fatto incontrare Joan Didion.
Consigliato a chi è stato disarmato e ci viene incontro nudo.
Gaia Tarini
Leggetela anche su Le ciliegie parlano