Okey Ndibe / Il prezzo di dio
Quando sei un immigrato nigeriano, tua moglie ti ha lasciato e non riesci a pagare le bollette col tuo lavoro di tassista, tutto ciò che puoi fare è farti venire un’idea. Quella che viene ad Ike, in particolare, è audace e disperata: tornare a Utonki, suo villaggio d’origine, e trafugare la statua di un’antica divinità per rivenderla ad un imprenditore newyorkese specializzato in traffico di statuette sacre. Ike torna, sperperando tutti gli ultimi risparmi per compiere quel viaggio (aereo e metaforico insieme) lungo e sfiancante, lasciandosi alle spalle una società che lo respinge per reimmergersi in quella da cui è comprensibilmente fuggito. Accolto lui stesso come un dio, presto dovrà fare i conti con i sensi di colpa e le difficoltà di riuscire nell’impresa per tentare il tutto per tutto e diventare finalmente, come spera, miliardario.
Il prezzo di dio di Okey Ndibe (Edizioni Clichy, 2014) è un romanzo affascinante: tratteggia con semplicità e spietatezza il duro mestiere della sopravvivenza, la difficoltà di chi, come Ike, ha cercato una fortuna e ha coltivato l’incertezza; ma sa anche raccontare con splendida vividezza un mondo a noi praticamente sconosciuto o comunque sfuggente, illustrandone senza pedanteria i costumi, le credenze, la storia. Con una prosa intelligente questo libro parla dei compromessi con cui ci si confronta per sopravvivere, è un trattato – forse non del tutto involontario – sull’etica e sulla morale, che gode felicemente dei guizzi del genere avventuroso e del viaggio. Molto ben scritto, intelligentemente pubblicato.
Consigliato ai leghisti che hanno voglia di sorprendersi.
Gaia Tarini
Leggetela anche su Le ciliegie parlano