Baronciani & Colapesce / La distanza
«I particolari del libro sono i più importanti. I dettagli dei piedi, delle mani, degli scorci improvvisi tra le case. L’uso del font fatto a mano che spettacolarizza delle informazioni che di solito nei fumetti sono relegate a piccole didascalie in alto vicino all’inquadratura. Tutto ha importanza e tutto è tagliato come se fosse un fumetto giapponese, non c’è più il centro della tavola. È tutto “panoramica”. Tutto senza tagli e senza margini. In termini tecnici di stampa si dice: “taglio al vivo”. Mi sembra un ottima parola per definire il libro».
Doveva e poteva diventare il fumetto perfetto per l’estate, quello da infilare di corsa in valigia per ultimo, sopra i vestiti, le ciabatte di gomma e la macchina fotografica. Poteva e doveva esserlo, visti i due nomi di spicco sulla copertina: Alessandro Baronciani e Colapesce. Il primo è uno dei fumettisti italiani più quotati degli Anni Zero (nonché leader degli Altro), il secondo un cantautore siciliano dal talento ormai consolidato nell’orizzonte del panorama indie italiano. L’unione avrebbe dovuto fare la forza secondo quelli di Bao Publishing, complici di aver dato vita ad un sodalizio artistico che è uscito, il 26 giugno, sotto il titolo di La distanza. 200 pagine di amori vecchi e nuovi, per tentare di farvi innamorare e diventare in un lampo il fumetto cult della stagione appena finita.
[tab: L’amore è anche fatto di niente…]
Nicola ha quasi trent’anni e un biglietto aereo per raggiungere Carla, la fidanzata che abita a Londra, fimmina tenace e meridionale che non ascolta volentieri le sue poesie al telefono. Prima di partire Nicola s’inventa un road tour che dovrebbe portarlo da Punta Raisi a Catania, in tempo per festeggiare con lei, in ritardo, quel compleanno che un po’ lo getta nella malinconia. Così, tra la Sicilia e l’Inghilterra, appaiono come isolotti le tappe improvvisate di un viaggio dove spuntano mete impreviste (da Castelbuono a Noto, da Pantalica a Marzamemi), e soprattutto Francesca e Charlotte – una spezzina, l’altra francese – che decidono di assoldare Nicola come guida turistica alternativa in cambio di un passaggio in aeroporto.
Nicola è il prototipo del siciliano alternativo degli anni Duemila, lievemente pedante, estremamente patriottico, dichiaratamente misantropo e soprattutto in condizioni emotive ed emozionali tali per cui ogni soffio di vento minaccia di portarlo via. Charlotte e Francesca sono invece le due facce di un’unica donna, quella straniera ma nostrana, quella mediterranea ma castigata, che irrompe nella storia come elemento di contrasto e confusione, sensuale e sessuale. Da questo punto di vista La distanza non sorprende per originalità di trama, è tutto scritto tra le righe evidentissime che la compongono: l’apparente incomunicabilità tra Carla e Nicola, complici quei troppi chilometri che li dividono; il sentimento estivo della possibilità e del cambiamento, la necessità di costruirsi nuovi scenari, di abbandonarsi all’imprevisto quand’anche fosse, perché no, un nuovo amore. Nicola, Francesca e Charlotte si mettono in marcia dentro la Sicilia morbida e colorata di cui parlano, di sguincio, anche i Maupassant, gli Sgalambro o i Bufalino che si intravedono tra le pagine e che cercano di nobilitare con un tocco intellettuale e naïf quella che è, in fondo, una storia di tradimenti estivi, di ostinazione alla giovinezza, di fuga dal futuro e dalla stabilità. In questo senso, La distanza avrebbe potuto chiamarsi La possibilità, se è vero che – proprio come canta Urciullo in una sua meravigliosa canzone – l’amore è anche fatto di niente. Devi avere voglia di abbracciare la mia ombra sui muri, recita di spalle la ragazza con la valigia che apre il fumetto, citando Antonioni; e in un certo senso è proprio così che ci si sente leggendo La distanza: alla costante ricerca di un contatto con un materiale sfuggente, che sia una donna o l’idea di amore che porta con sé, che sia il legame o l’irragionevole e imbattibile curiosità per il nuovo, per il diverso.
[tab: (… forse.) ]
Ma il sentimento generale, mentre si fa il tifo perché Nicola assecondi la parte di noi che ha bisogno di sognare (e ci si chiede quindi con chi finirà per amoreggiare, se con Francesca o con Charlotte, o con entrambe, o magari – irragionevolmente – con nessuna delle due) è di grosso spreco. Tanto Baronciani quanto Colapesce sono singolarmente originali e deliziosi a giocare coi loro talenti, ma qui la combinazione stenta a raggiungere i livelli suggeriti dalle premesse. Tante aspettative che sembrano a tratti soddisfare il bisogno irrazionale di romanticismo, d’avventura e di ricerca del lettore, che finiscono inevitabilmente però lasciare all’asciutto quello più esigente, lo stesso che si fionda e si sarebbe fiondato di nuovo al negozio di dischi, canticchiando sulle labbra le canzoni svolazzanti che invadono La distanza – com’era già stato in tempi non sospetti per Una storia a fumetti, esordio fortunato di Baronciani ormai datato 2006. C’erano gli strumenti per costruire qualcosa di grande, ma La distanza si accontenta di restare nel mondo in miniatura dove il sentiero è ben tracciato, fastidiosamente prevedibile, poco sviluppato, a tratti banale. Per salvarsi ci si deve appigliare al proprio vissuto, strappandosi di dosso ognuno la sua storia perché si adatti a quella del fumetto; o anche, al limite, affidarsi placidamente alle tavole di Baronciani, che superano in qualità i dialoghi di Colapesce, non affatto al suo culmine, molto lontano dalle fascinazioni mirabolanti dei testi delle sue canzoni.
[tab: Le ragazze nello studio di Baronciani]
Ciò che rimane a lungo nella testa di chiunque abbia letto La distanza è in assoluto e in definitiva l’uso del colore di Baronciani, che spesso e volentieri tocca le corde dell’erotismo. Dai tempi di Quando tutto diventò blu (fumetto che per altro ha sancito l’incontro tra i due artisti) molta acqua – sporca di pittura – è passata sotto i ponti, e si vede. Baronciani è da sempre un illustratore portentosamente talentuoso nel disegnare con poche righe essenziali la fisicità delle femmine in quanto tali: gli basta una schiena, il trattino che suggerisce un ginocchio, l’ondulazione di una testa piena di capelli perché la pagina acquisti immediatamente una connotazione sensuale. Lo studio appare nettamente basato sull’osservazione, quella di un uomo che ama platealmente le donne e soprattutto disegnarle. Salto avanti anche per quanto riguarda le tinte, non solo per l’uso coraggioso del colore, già squisito con le varie collaborazioni discografiche per La Tempesta (etichetta discografica indipendente firmata Tre Allegri Ragazzi Morti), ma anche e soprattutto per le sfumature sensibili che percorrono La distanza: i verdi, i rosa, gli azzurri, i coraggiosissimi bianchi. Baronciani fa un uso bello del colore nel senso più puro del termine, le sue tinte apparentemente piatte arrivano agli ocra e alle tonalità di marrone o di rosso con una pulizia che sfiora il maniacale.
In questo senso La distanza resta un fumetto comunque bello da guardare, un oggetto se non chic comunque elegante da sfoggiare in una libreria o dentro una borsa estiva. La speranza più grande è quella che ci sia una nuova intensa collaborazione, che porti soprattutto Colapesce ad esprimersi in questa dimensione con la stessa complessità misteriosa e insieme semplice che a volte sorprende nei suoi testi. Il mio augurio è che questo sodalizio trovi la strada, dentro di lui, per portare a qualcosa di grandioso, quello che purtroppo ha stentato ad emergere in questo primo esperimento.
Consigliato a tutti coloro che non amano gli imprevisti.
Gaia Tarini
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