Joca Reiners Terron / La straordinaria tristezza del leopardo delle nevi
Raccontami la storia della scomparsa dei bisonti, ha detto, raccontami la fine di quella storia che ti piace tanto, figlio mio. L’ho immaginato partire al galoppo su quel bisonte che invece di impedirgli di uscire gli aveva permesso la fuga. Mi aveva chiamato figlio – figlio.
In una cupissima San Paolo abitata dai fantasmi del passato, un insonne commissario dedito alle anfetamine si confronta con la demenza inarrestabile di un padre che nasconde un segreto. Il suo tentativo di sopravvivere ad una realtà distopica e teneramente violentata dallo squallore del quotidiano si intreccia alle vicende di chi, esattamente come lui, sta progressivamente dicendo addio al proprio lato umano. C’è un tassista perverso che addestra pazientemente i suoi cani a sbranare gatti randagi e malcapitati barboni; un’infermiera instancabile che si prende cura di una creatura misteriosa e forse mostruosa, che rappresenta il nostro lato più fragile, quello che celiamo per sopravvivere. Le visite notturne guidate allo zoo della capitale aprono scenari oscuri e imprevedibili, ruotando attorno alla leggenda del leopardo delle nevi, un essere delicato e profondamente malinconico, condannato all’estinzione. L’incontro tra gli esseri umani e gli animali è finalmente preponderante nel romanzo di Joca Reiners Terron; un libro difficile che aggredisce la zona più nera del nostro cuore. La scrittura lo attraversa con un ritmo sporco, svergognato, lo stesso che sa farsi così sottile da esporsi a qualsiasi tipo di ferita: i suoi personaggi sono alla ricerca di un modo per sfuggire alla condanna che porta con sé la consapevolezza di appartenere a mondi lontanissimi e ad universi paralleli, una fuga a perdifiato che entra ed esce dall’incubo, che invita alla gioia e al massacro con la stessa autentica fermezza. La straordinaria tristezza del leopardo delle nevi (Caravan Edizioni, 2015) è un romanzo che si può scrivere e pubblicare solo se si è davvero coraggiosi; se si ha imparato a fare i conti con quel nostro lato fragile e violento che impone un prezzo sempre altissimo e inevitabilmente colmo d’amore.
Consigliato a tutte le farfalle che sono ancora nel bozzolo.
Gaia Tarini
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