Raffaella R. Ferré / Inutili fuochi
Per le cose nuove, mi sono detto, non c’è spazio alcuno: l’avvenire è già venuto e mi ha pure lasciato.
È un sentimento allungato e sfilacciato quello che percorre Inutili fuochi, romanzo corale ma scorato dove i personaggi si aggirano come belve, antieroi votati alla dissoluzione. Vittime dell’estate, Lia, Andrea, Luisa, Marta, Ricardo, Carlos e Dashenka popolano un villaggio vacanze sul finire della stagione, quando il caldo confonde le idee e le sparpaglia, tirando fuori da loro la parte più umana, immorale e conturbante che sta, in fondo, in ognuno di noi. Raffaella R. Ferré, che è la mano a servizio delle tante voci che accompagnano questo libro, frequenta una scrittura adamantina e pervasiva, per esporli al sole cocente della dannazione: sono offerte votive, le sue, al dio impietoso del caldo e della perversione, che li costringe ad essere umani nella maniera più spietata possibile. Si raccontano bugie oppure fingono di avere vite che non sono la loro, alla ricerca disperata di un qualcosa che è imminente e che per tutto il tempo minaccia di accadere. Il fuoco o l’idea del fuoco è solo un pretesto perché questi si illudano di poter purificare una regione del cuore che è ormai compromessa: sono uomini e donne che hanno già un po’ fallito, anche quando sono molto giovani; nella speranza di dimenticare il paese che hanno abbandonato, di trovare il loro posto nel mondo, nella speranza di non invecchiare, di crescere a qualunque costo, di seguire disperatamente i consigli di una rivista di bellezza, di scrivere la sceneggiatura più importante di una carriera o di mettere al mondo un bambino. Mentre i loro percorsi si intrecciano e si scontrano con violenza seducente, il resort che abitano è come un grande animale che tutto osserva e tutto sa. L’estate malata e soffocante che li ingurgita minaccia sempre di ingoiarli per intero da un attimo all’altro. Ed è per questo sentimento in costante tensione che Inutili fuochi (66thand2nd 2012, in una stupenda versione grafica) è un libro sfiancante e sensuale, scritto con purezza e spietatezza, che lascia il lettore in uno stato di leggera trance emotiva che sa farsi dolorosa, profonda e vagamente eccitante.
Questo libro è per chi segue con la lingua il segno del costume sulla pelle di qualcuno. Per chi sa che l’estate è la stagione perfetta per voltare le spalle e andarsene via. E per chi cerca un contro-romanzo da infilare nella borsa di paglia, e resta a leggere fino a molto tardi con la luce accesa mentre tutti gli altri dormono.
(Grazie a Valentina per il consiglio.)
Gaia Tarini
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Sono nata a Perugia nel 1989. Scrivo per la Colonna dal 2014, e nel 2011 ho fondato il blog di recensioni letterarie Le ciliegie parlano, insieme a Giorgia Fortunato.